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Claudia Patuzzi (Roma 16 marzo 1951 – Parigi 5 febbraio 2024)
«Chi volesse ancora oggi trovare i resti della martire Regard, può girare tra le chiese della campagna francese, in cerca delle sue reliquie. Ancora oggi al calendimaggio, il tepore del sole è festeggiato con un albero inghirlandato, piantato con rito solenne su una zolla fresca. Questo è l’albero di Regard e nella zolla il suo scheletro si è frantumato in preziosa silice, nutrendo l’humus di feconde e lillipuziane reincarnazioni pregne di vita e linfa mentre il profumo di zenzero e zibibbo, di cui era golosa, si diffonde nell’aria. Dove sei Regard? Dov’è il tuo ritratto? Dov’è la tua treccia? Dov’è andato il tuo angelo custode? Ogni anno a Pasqua, certi bambini festeggiano la prima confessione con un albero di pero su cui ogni penitente, ormai assolto dall’atto di dolore, pone un fiocco di colore azzurro. Nella brutta chiesa si sente allora l’odore di zenzero e zibibbo e nessuno sa dire da dove venga. Solo noi lo sappiamo. È Regard che ritorna, è Regard che respira. Sono le parole magiche di Regard, che ora è driade di boschi, di alberi, foglie e radici e piccole erbe aromatiche e, insieme a Maddalena, Santa Genoveffa e Meridiana, sembra dire:
– La vita è mia, la vita è mia!
Quindi attenti a tagliare un albero, potrebbe sanguinare e l’anima di Regard potrebbe volare via sotto forma di un merlo o di un pettirosso o di un usignolo dicendo – la vìtaèmìalavìtaèmìa – oppure: – vìta mèa èst vìta mèa èst VITA MEA EST VITA MEA EST! gridano d’estate le cicale in coro. Così i parassiti divorano il sughero delle querce secolari. Così può morire una prostituta analfabeta sfiorata dall’alone periferico della filosofia…»
Claudia Patuzzi, La riva proibita, Ed. dell’Oleandro, 2000
