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Oramai quasi niente mi resta
Mi confortano
questi segni di matita
su fogli a perdere
testimoni recalcitranti
e involontari
della mia capacità
estrema
di ragionare
o di sognare.
Mi consolano
i muri di questa prigione
definitiva
dove i miei desideri
si scontrano
come altrettante mani
rattrappite.
Mi lusinga
il ricordo
dell’infima resistenza
di questo velo ridicolo
di vetro o di cellophane
che separava il mio corpo
dal tuo,
che attirava
pericolosamente
la mia bocca ansimante
verso le tue labbra
miracolosamente vicine
ma ancora imprigionate
da quella pellicola
invisibile
appannata
inerte.
Mi calmano
o mi agitano
secondo i giorni
i ricordi
duri a morire
dei tuoi esili bordi.
Oramai quasi niente
mi resta
a parte l’eco
di un lamento introverso
di una confusione angosciosa
di una solitudine rabbiosa.
Mi resta, forse
la delineata prospettiva
di un solitario viaggio
tra gli ubriachi
tra i derelitti
tra i focosi paladini
di inutili battaglie
tra i rami
smorti e appassiti
di un bosco di cartapesta.
Mi resta, forse
questa foto
fatta a pezzi
bruciata, abbandonata
alle sevizie del vento,
questa foto che forse
non si cancella mai
come una tenda aerea
inafferrabile
che mi permetterei di chiamare
Amore.
Giovanni Merloni
TEXTE EN FRANÇAIS
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