• About
  • Indice delle Poesie pubblicate

il ritratto incosciente

~ ritratti di persone e paesaggi del mondo

il ritratto incosciente

Archives Mensuelles: février 2016

Quel pomeriggio che persi la penna stilografica (Stella n. 32)

21 dimanche Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Stella

Miei cari lettori,
ho appena terminato un primo riordino della mia raccolta di 32 poesie dedicate a Stella, nome di un personaggio ed anche tag o parola-chiave per rintracciare la raccolta in un solo clic.
Insieme all’elenco di queste poesie, propongo oggi « Quel pomeriggio che persi la penna stilografica », che era stata pubblicata solo nella versione francese.
Giovanni Merloni

000_strana 001 bis 180

Quel pomeriggio che persi la penna stilografica

Mi sono innamorato
in un mesto prato dissestato.

In pochissimi istanti
divenimmo amanti,
smettendo di prendere appunti,
avvolgendoci, compunti,
in un velo inesistente
viola, giallo, trasparente.

Quanto tempo la terra
ha subito la guerra
delle palme mie gelate
tra le braccia tue incendiate !

E quante mai volte
le carezze tue, sconvolte
mi contavano una favola
che finiva in una botola ?

Quanti furono i giorni
aspettando che tu ritorni
e riempiendo la credenza
vuotata dalla tua assenza
coi rimorsi di quel tango
tra le pozzanghere e il fango
quando ballavo, frattanto,
con l’ombra tua a me accanto ?

Quanti mesi e anni
di ansie e malanni
quando eri il mio lenzuolo
ed io ero solo… solo ?

Senza di te, quanta pena
ripensare a quella scena
cinematografica
dove persi la mia penna
stilografica…

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

Stella, indice delle poesie

20 samedi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Stella

000_stella indice 180

ARCHIVES DE TAG: STELLA cronologico

Africa, 1973 (Stella n. 1)
20
Dimanche
Jan 2013

Va il treno, 1973 (Stella n. 2)
22
Mardi
Jan 2013

Una poesia per te, 1973 (Stella n. 3)
29
Mardi
Jan 2013

Io sono cresciuto, 1973 (Stella n. 4)
03
Dimanche
Feb 2013

Quante parole, 1973 (Stella n. 5)
05
Mardi
Feb 2013

Cara amica, 1973 (Stella n. 6)
06
Mercredi
Feb 2013

Che cosa dà senso, 1973 (Stella n. 7)
14
Jeudi
Feb 2013

Non so proprio, 1973 (Stella n. 8)
17
Dimanche
Feb 2013

Io sono un rottame, 1973 (Stella n. 9)
19
Mardi
Feb 2013

Lo strappo, 1973 (Stella n. 10)
06
Mercredi
Mar 2013

Ieri era la Malacappa, 1973 (Stella n. 11)
04
Jeudi
Jul 2013

Fare fagotto, 1973 (Stella n. 12)
06
Samedi
Jul 2013

Dimenticare, 1973 (Stella n. 13)
08
Lundi
Jul 2013

Io credo che tu mi stia cambiando, 1973 (Stella n. 14)
09
Mardi
Jul 2013

Solo un metro, 1973 (Stella n. 15)
10
Mercredi
Jul 2013

Vicina di banco, 1973 (Stella n. 16)
11
Jeudi
Jul 2013

Prima di conoscerti, 1974 (Stella n. 17)
13
Samedi
Jul 2013

Una poesia mia, inconfondibile, 1974 (Stella n. 18)
12
Lundi
Aug 2013

Un fiume grigio, 1974 (Stella n. 19)
14
Mercredi
Aug 2013

Sognare di smettere di sognare, 1974 (Stella n. 20)
15
Jeudi
Aug 2013

Quando l’amore sembra allontanarsi, 1974 (Stella n. 21)
20
Dimanche
Oct 2013

A che serve? 1974 (Stella n. 22)
25
Vendredi
Oct 2013

A diecimila distanze da qui, 1974 (Stella n. 23)
26
Samedi
Oct 2013

Improvvisamente, 1974 (Stella n. 24)
27
Dimanche
Oct 2013

Comincia la schermaglia, 1974 (Stella n. 25)
02
Samedi
Nov 2013

Vedi? Il disordine più totale avvolge la stanza, 1974 (Stella n. 26)
03
Dimanche
Nov 2013

Vorrei descriverti in un solo disegno, 1974 (Stella n. 27)
08
Vendredi
Nov 2013

Si parte con gesti tetri, 1974 (Stella n. 28)
09
Samedi
Nov 2013

Ragionamenti, 1974 (Stella n. 29)
10
Dimanche
Nov 2013

Nel castello delle tue orecchie, 1974 (Stella n. 30)
03
Vendredi
Jan 2014

Se la vita è lotta, 1974 (Stella n. 31)
31
Jeudi
Jul 2014

Quel pomeriggio che persi la penna stilografica
21
Feb
2016

Giovanni Merloni

INDICE DEI TESTI IN FRANCESE

 

Istante blu (Lettrici n. 2)

19 vendredi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in racconti

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Lettrici

001_munch 3 180

Photo empruntée à un tweet de Laurence @f_lebel

Istante blu

« Mi sono sdraiata sul letto, tutta vestita, a volte senza nemmeno levarmi le scarpe. » Questa frase, giusto con le varianti linguistiche o dialettali determinate dal tempo, avrebbero potuto dirla tre donne importanti della mia famiglia : la mia irraggiungibile nonna Mimì, che si «buttava» sul letto credo per disperazione ; mia madre Pia, che vedevo assopirsi col gomito sul cuscino e la testa inclinata sui gialli di Agata Christie o sulla Settimana Enigmistica per allentare la tensione dei suoi fervidi d altruistici pensieri ; mia moglie Claudia, lettrice indefessa in segreto, anche lei, forse, per rimuovere qualche pensiero angoscioso…
Questa circostanza era ormai un’abitudine, la ricerca fiduciosa di un porto sicuro di fronte ai tormenti, ai fantasmi minacciosi e alle voci agitate che accompagnano, ahimé, ogni vita, sia essa esageratamente impegnata, sia essa invece semplice e discreta. Nella mia famiglia, questo «bisogno di stendersi »», del resto diffuso a macchia di leopardo dappertutto nelle case di tutto il mondo — e, avvalorata da inconfutabili testimonianze —, mi fa pensare che forse questi tre mariti — un figlio, un padre, un nonno — avevano qualcosa in comune. Qualcosa che costringeva queste mogli «travolte» a rifugiarsi sul letto come su un prato fiorito, almeno il tempo di un istante blu.

Giovanni Merloni

002_munch 2 NB 180

TESTO IN FRANCESE

Se un giorno si potesse rinunciare… (Zazie n. 43)

16 mardi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Zazie

001_lectrice plongée 180

Ieri mattina, domenica, mi sono svegliato con un’idea che in poco tempo si è trasformata in un tarlo. «Quanto siamo bravi, creativi, intelligenti, tutti noi che, come tanti apprendisti stregoni, cavalchiamo con ammirevole disinvoltura quello che la tecnologia ci offre! Non siamo più dei semplici consumatori, come erano un tempo i compratori di dischi o di sci o di occhiali da sole Ray-ban. Siamo diventati noi stessi creatori di qualcosa. Ci esprimiamo !» Ma poi, mi chiedo: «Non saremo troppo bravi? Non stiamo anche noi perpetrando una meritocrazia dell’apparenza? Non stiamo assecondando l’idea di un mondo che si riproduce sempre uguale a se stesso? Un mondo fondato sulle prerogative del l’avere che su quelle dell’essere? Quando saremo usciti, uno ad uno, da questa impietosa vetrina dove saremo stati sommariamente giudicati, inclusi o esclusi… cosa troveremo di fuori ?
Ho il sospetto che «fuori» e forse anche «dentro» di noi resterà la stessa, antica, inesorabile divisione schizofrenica del mondo tra chi vuole avere sempre di più e chi avrà sempre di meno…
Mentre il buon senso domenicale mi dice che non si può avere tutto.

002_disegnino colorato 180

Se un giorno si potesse rinunciare…

Se un giorno si potesse
tutti quanti e ognuno
rinunciare a qualcosa!

Rinunciare, tutti insieme
alle bombe, ai veleni.

Rinunciare, uno ad uno
a tutto ciò che è di troppo
che non serve davvero.

Rinunciare a buttare
a sprecare, a considerare
il nostro privilegio
come un diritto.

Se si potesse rinunciare
subito
ad avere tutto
e tutti insieme lavorare
per ridare ad ognuno
il diritto di non rinunciare
alla sua vita.

Rinunciare a schiacciare gli altri
come mosche
rinunciare alla retorica
rinunciare all’ostentazione
della propria bravura
rinunciare a vantarsi
delle ricchezze accumulate
rinunciare alla barbarie che sgorga
a fiotti di sangue
dalla nostra eccellente
civiltà.

Rinunciare a una stanza
a un letto, a un pezzo
del nostro giardino
per abbellire il mondo
che era nostro
e regalarlo ad un’altra famiglia
ad un altro popolo.

Rinunciare a scandalizzarsi
rinunciare ad armarsi
rinunciare a cercare ovunque
lo sceriffo di Nottingham
rinunciare a sperare che, invece
arrivi in camicia e gilè
uno spilungone disinteressato
chiamato Gary
Cooper.

Rinunciare alla fascia di Gaza.
Rinunciare a mandare
i bambini a morire
rinunciare alla barbarie
che pretende di consolarci
con la promessa di isole vuote.

Rinunciare a imporre
le nostre collane, i nostri amuleti
i nostri tabù
rinunciare a mostrarci sconvolti
per le tragedie che noi stessi
inesorabilmente
automaticamente
quotidianamente
fabbrichiamo: l’intolleranza
non è il frutto
di vere differenze
ma soltanto
l’indole disturbata
di questa strana società
ammassata in una macchina
che avanza senza occhi
pilotata da un robot
che non si ferma più, ormai
perché sa bene
che non si deve mai
rinunciare a nulla.

E invece dovremmo
tutti quanti e ognuno

rinunciare
al delirio d’onnipotenza
di cui il denaro è semenza
per ottenere
in cambio, senza inchieste
tante piccole cose
necessarie e oneste

rinunciare alla velocità
eccessiva
contentandoci di spiarla
riscoprendo lo stupore e la magia
di parlarne in poesia
riscoprendo la lentezza
di una tranquilla saggezza
senza freni inibitori
né forni crematori

rinunciare a mangiare i veleni
di una smodata ricchezza
e di una rovinosa velocità
che intanto, dappertutto
uccidono
l’uomo.

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

Questa poesia è protetta da ©Copyright

Il mio libro più bello lo hai scritto tu (Zazie n. 60)

13 samedi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie, racconti

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Lettrici

001_lectrice twitter 180

Immagine presa al volo da qualche parte su Twitter…

Il mio libro più bello lo hai scritto tu

Da qualche parte
brucia una candela
mentre grida
o soffia
o si rotola
dal ridere
dal piangere
qualcuno che crede
di sentire la mia voce.

Forse
il mio libro
più bello
lo hai scritto tu
credendo davvero
che fosse il mio.

Altrove, forse
più vicino, più lontano
la mia mano ti cerca
uscendo dal foglio
afferrando una nuvola
confusa docilmente
a quell’ombra straniera
che balla follemente
tra una fila di candele
o di veri lampioni
sul muretto di un ponte.
O invece, si tratta
di una sagoma nera
che correndo si dispera,
stanca di leggere, ogni sera
tante storie di cera.

Tra i fili del cielo
camminando in equilibrio
sta ripetendo a memoria
le parole di un libro
scolpito nel cuore
quella bella protettrice
svagata, impulsiva
che potresti essere tu,
mia devota lettrice,
ma quel volto pensoso
che volteggia lassù
non puoi essere tu.

Qui dentro
il mio libro imbrigliato
esita a uscire
le mie parole sghembe
gridano a vuoto
la mia penna
senza inchiostro
scricchiola.

La mia mano
stecchita dal gelo
ha paura
di tornare sul foglio
i miei occhi
accecati dal buio
hanno paura
di trovare
sorridente
il tuo nome.

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright

« Io ti ho scelto ! » (Zazie n. 42)

11 jeudi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Zazie

001_tipo strano 00 pulito 180

« Io ti ho scelto ! »

Natura nemica,
tempo nemico.
Da un secolo
una ressa di avversari
e di falsari invisibili
logorava senza pietà
la nostra ingenuità.

Natura dispettosa,
tempo inascoltato.
Tra le pieghe puntute
del nostro tetto austero
una strada si è aperta
di fiori verdi, di violette
appassite, distratte,
un sentiero di rocce
luminose e taglienti
contro la linea bianca
del mare.

002_barbès 01 180

Natura malfidata,
tempo inerte.
Soli, liberati
dalle grucce della pazienza,
dai colori smorti
delle abitudini,
vivevamo lo stesso increduli:
che allucinazione
questa consapevolezza
tumultuosa,
questa strana libertà
mai conquistata
né vinta, come se
un divieto
ci imprigionasse il corpo
e i passi.

Natura amica,
tempo amico.
In un solo istante,
come collane di carezze,
le coincidenze e le circostanze
si sono scatenate.

003_barbès 02 180

Natura indovina,
tempo inaspettato.
I tuoi occhi appassionati,
le tue braccia accecate,
il tuo corpo incendiato,
ora rannicchiato
(goffamente,
dolcemente)
accanto al mio,
strapazzano il mio destino,
senza troppe scosse,
perché ritrovi il suo cammino
sincero.

Natura felice,
felice tempo, incline
all’immobilità:
il tuo sguardo in tralice
di nascosto mi studia,
da tanta gioia sfinito.

004_porte st_martin 03 180

Natura amica del tempo,
non ha paura di spezzare
l’ordine della vita
né i riflessi sordi
della morte, mentre
il tuo labbro urla, svelto:
«Io ti ho scelto!»

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

Pierangelo Summa: il suo genio chiaroveggente e generoso cammina con noi

06 samedi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in il ritratto incosciente

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Auguste Renoir, Carlo Goldoni, Carlo Levi, Casalvieri, Como, Dario Fo, Edward Hopper, Gabriella Merloni, Giorgio Strehler, I Giganti della Montagna, Isola Dovarese, Jean Genet, Ludwig van Beethoven, Luigi Pirandello, Massimo Summa, Michelangelo Antonioni, Mirella Summa, Omero, Patrizia Molteni, Pierangelo Summa, Radio Aligre, Sara Summa, Théâtre des Déchargeurs, Tiresia

001_arlecchino 22 180

Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni (regia di Giorgio Strehler)

Mi viene spesso da pensare che ogni persona di genio, alla fine della sua esistenza, viene punita con un male che lo colpisce, inesorabilmente, proprio nel punto più vivo e essenziale della sua espressione artistica.
A volte la natura si sbaglia, privando per esempio Edward Hopper dell’udito invece che della vista o dell’uso delle mani e dandogli, per così dire, in cambio la possibilità di raccontare ai posteri il suo speciale mondo ovattato, la sua visione «spaesata» dei rapporti umani al di qua e al di là del baratro.
Anche Omero, privato degli occhi, ha potuto sviluppare meglio la sua drammaturgia poetica imparando e restituendo a memoria le sue edificanti battaglie. E Tiresia, per veder meglio il futuro, poteva rinunciare senza troppe tragedie alla sua vista di uomo o di donna.
Ma non potrei mai sminuire la sofferenza di Ludwig van Beethoven, colpito nell’organo più importante per un musicista, l’udito, o per quel grande corridore dei cento metri che finì sulla sedia a rotelle, o per Auguste Renoir che cadendo dalla bicicletta compromise gravemente l’uso della spina dorsale perdendo progressivamente l’uso delle mani.
Certo Renoir dipinse fino alla morte e Beethoven riuscì à vedere nel buio della sua sordità le note della nona sinfonia senza perderne una battuta né la minima sfumatura.
Ma come doveva sentirsi Carlo Levi, un grande pittore (e scrittore) italiano del novecento, quando, diventato ormai cieco, cercava lo stesso di lasciare un’impronta del suo discorso interrotto, dipingendo all’interno di una speciale griglia sospesa sulla tela che lui chiamava «quaderno a cancelli»?
Altri grandi, come Michelangelo Antonioni, hanno dovuto passare gli ultimi anni della loro vita in uno stato di confusione o di assenza, privati dal solo clic di una malattia invisibile dell’acuta e inesauribile forza del loro ragionare, inventare, scandalizzare, rovesciare i parametri e finalmente trasmettere una nuova forma di arte e di cultura.

002_P1040481 180

Pierangelo Summa: il suo genio chiaroveggente e generoso cammina con noi

Pierangelo Summa fa parte di quei geni unici e straordinari che vengono interrotti lungo il loro generoso percorso artistico da un male subdolo che non si limita a colpire un organo o un senso, ma aggredisce progressivamente tutto il corpo. Guarda caso, Pierangelo Summa era appunto un artista che aveva il proprio fondamentale strumento di espressione nel corpo, in tutto il corpo: il corpo umano nella sua straordinaria elasticità e adattabilità alle più diverse azioni e emozioni; il corpo in maschera delle marionette o pupazzi più o meno elastici o smidollati che lui stesso creava o che lui faceva rivivere nel corpo di attori veri o improvvisati. Mettendo in moto la «seconda vita» di ognuno di noi, quella appunto del corpo, Pierangelo Summa ha inventato e fatto conoscere un teatro «al rovescio» o «all’improvvista» in cui l’antica tradizione della commedia dell’arte italiana si fonde «dialetticamente» e aggiungerei «ironicamente» con il teatro impegnato, dalla tragedia greca fino a Jean Genet.

003_P1040384 180

Creatore di maschere e animatore di spettacoli di strada per vocazione naturale, Pierangelo Summa è stato senza dubbio uno dei capofila del movimento teatrale italiano degli anni ’70, svolgendo gran parte della sua attività artistica in Lombardia, dove una ricchissima tradizione di canti e spettacoli popolari trovava un riscontro teatrale autorevole in figure carismatiche come Giorgio Strehler e Dario Fo, tra gli altri. Se la famosa messa in scena dell’Arlecchino servitore di due padroni di Strehler non fu indifferente al giovane Summa per l’importanza conferita al ruolo della maschera, il «teatro della parola» di Dario Fo, con il suo straordinario recupero del mélange linguistico dei dialetti della valle Padana, divenne il secondo polo della formazione del Summa più adulto e aperto al nuovo. Ma bisogna attendere un evento assai importante e direi cruciale per lo sviluppo organico di una forma originale unica di espressione e di messa in scena teatrale da parte di Pierangelo Summa: il suo trasferimento a Parigi. Forse la piena consapevolezza dell’importanza dialettica e ironica del corpo rispetto alla maschera e alla parola non si sarebbe sviluppata così prodigiosamente in Pierangelo Summa se l’artista non si fosse profondamente calato anche nella cultura francese e nel suo vasto e stimolante mondo teatrale.

004_P1040663 180

Pierangelo Summa a Radio Aligre, Parigi, 2011

Pierangelo Summa e il suo fratello gemello, Massimo, sono cresciuti, hanno studiato e lavorato a Como, ma fanno parte di una famiglia di Casalvieri, un piccolo paese della Ciociaria (provincia di Frosinone) a sud di Roma, situato in un paesaggio di montagna ancora oggi integro e selvaggio. Dunque, tutte le estati, la famiglia Summa si recava a Casalvieri per passarvi dei lunghi periodi di vacanza e di piena libertà. Rispetto alla «città» di Como, lambita da uno dei più bei laghi d’Italia, Casalvieri rappresentava la natura allo stato primitivo, ancestrale. Oltre all’affetto di una famiglia tradizionale molto calorosa, i fratelli Summa trovarono a Casalvieri le loro prime «fidanzate». Pierangelo vi conobbe Mirella, di tre anni più piccola, sin dalla più tenera adolescenza. Mirella, nata a Parigi, dove passava tutto l’anno con la sua famiglia che vi si era recentemente trasferita, parlava da sempre un perfetto francese senza accento, ma era perfettamente bilingue, la madre avendogli trasmesso l’italiano e, forse, anche qualche frase del dialetto ciociaro. Ma d’estate, il richiamo di Casalvieri valeva anche per la famiglia di Mirella che, tutti gli anni era presente.

Version 2

Pierangelo Summa incontra Patrizia Molteni di Focus In, Parigi, 2011

Da allora, Mirella è stata la compagna della vita di Pierangelo Summa. Per circa venti anni hanno vissuto a Como, dove ambedue lavoravano. Pierangelo, nelle ore libere dal suo impiego «alimentare», fabbricava le sue straordinarie maschere e allestiva spettacoli dove il teatro «improvvisato» e di strada si legava ad attività più tipicamente circensi, popolate di mangiatori di fuoco e di funamboli che avanzavano sui trampoli. Mirella, la «matematica» della famiglia, seguiva con entusiasmo suo marito in tutte le sue iniziative teatrali, partecipando attivamente, tra l’altro, ad un importante e approfondito lavoro di raccolta di canti tradizionali e storie popolari in molte realtà regionali del Nord Italia. In questo periodo Pierangelo Summa fu chiamato a sovrintendere la Festa di Isola Dovarese, dove per un’intera settimana si succedono ancor oggi spettacoli teatrali e musicali insieme ad attrazioni di vario tipo.

006_la voce 02 180

Quando Mirella ottenne un incarico universitario a Parigi, Pierangelo la seguì con i due figli Sara e Robin, decidendo di dedicarsi a tempo pieno alla regia di spettacoli teatrali, con l’intenzione, tra l’altro, di introdurvi maschere e pupazzi del suo ricco universo fantastico.
Senza mai interrompere i legami con il mondo della sua ispirazione originaria, che egli fece conoscere ed apprezzare ai nuovi amici francesi, Pierangelo Summa trovò a Parigi e in Francia un contesto estremamente favorevole alle sue interpretazioni originali dei testi di autori già di per se stessi originali. È il caso delle «Bonnes» di Jean Gênet, un testo che Summa rende ancora più provocatorio e dirompente attraverso il paradosso della sostituzione del personaggio di Madame con un fantoccio a grandezza naturale, costruito dallo stesso regista.

007_P1040382 180

È il caso di Dario Fo… Si inserisce qui, da parte mia, una testimonianza diretta risalente all’ultimo trimestre del 2011. Sotto la guida di Pierangelo Summa, mia figlia Gabriella ha interpretato la parte di Maria in «Una donna sola» di Dario Fo al teatro dei Déchargeurs a Parigi. Personalmente, con l’aiuto artistico e manuale di mio figlio Paolo, ho partecipato anch’io a questa esperienza, realizzando alla bell’e meglio, secondo le benevole ma chiare indicazioni di Pierangelo, i modestissimi decori da lui concepiti : due o tre cornici dipinte di rosso, una specie di «quadro svedese» da collocare sul fondo, uno sgabello, un telefono grigio e una pistola giocattolo. Tutto ciò è stato più che sufficiente…
Non potrò mai dimenticare la voce di Pierangelo né il suo intendo sguardo blu-celeste (Piero era forse un Angelo?), capace di ascoltare gli altri, il suo coraggio dissimulato da una continua ironia e autoironia.
Già allora Pierangelo Summa combatteva con il Parkinson, questo male che si serve di un nome quasi divertente e invece, purtroppo, è una delle più terribili torture che possano capitare a un essere umano.
Durante lo spettacolo di Gabriella, che fu coronato da un certo successo di pubblico e di critica, Pierangelo era sempre presente, attento, a volte severo, ma sempre sorridente. Avevamo fatto amicizia, lui disse anche una volta, forse in ragione della vicinanza d’età, che per lui ero un fratello. Ma lui si era molto affezionato soprattutto a Gabriella e a Paolo.
Dopo lo spettacolo, per i tanti stupidi doveri che ci sembrano importanti, e anche per l’insorgere di preoccupazioni e dolori familiari, ci perdemmo di vista.

008_P1040380 180

Andammo con tutta la famiglia a trovare Pierangelo e Mirella Summa verso la fine del 2014. Fummo tutti felici di incontrarci, commossi e contrariati vedendo sul volto sereno e indomito di quest’uomo generoso le tracce evidenti dell’aggravamento del suo stato. Nonostante la fatica e l’emozione, Pierangelo disse una parola affettuosa ad ognuno di noi. Riuscimmo perfino a brindare all’italiana e a «incontrare» via Skype sua figlia Sara, in quel momento a Berlino
Poi Mirella si prese il carico di parlare per tutti, raccontandoci tutto quello che era successo, trasmettendoci contemporaneamente, e fedelmente, quello che Pierangelo, ne sono sicuro, avrebbe voluto dire egli stesso. Mirella parlò del calvario che suo marito stava subendo, ma anche le straordinarie attività artistiche che egli aveva saputo portare a termine, con la complicità della figlia Sarà, che aveva del resto splendidamente recitato negli ultimi drammi da lui creati e/o diretti, aiutandolo anche in un altro progetto più importante, lanciato verso il futuro: Pierangelo Summa non rinunciava a trasmettere, fino all’ultimo, il suo sapere coraggioso.

Il 2015 è stato un anno spaventoso per tutti. Ma è stato particolarmente terribile per Pierangelo Summa, reso sempre più debole dalla malattia che gli rendeva sempre più difficile il mangiare e il bere.
Ho avuto perfino l’impressione che le istituzioni ospedaliere lo abbiano «lasciato morire». Fino all’ultimo, questo povero corpo così difficile da dirigere e governare, avrebbe voluto vivere in pace, mentre la sua povera anima sensibile non avrebbe desiderato che le cure normali che si adottano per combattere la febbre, la fame e la sete.

009_P1040655 180

Pierangelo Summa a Radio Aligre, Parigi, 2011

In una delle sue ultime degenze in un ospedale parigino, il famoso «protocollo» che si stabilisce per «evitare cure eccessive o inutili» si era tradotto in una frase significativa che compariva sulla sua cartella clinica: «il paziente Pierangelo Summa non parla in francese». Un falso che serviva da pretesto per non dare al malato, tra l’altro, una qualsivoglia assistenza psicologica.
Un tale atteggiamento corrisponde forse a una delle tante prevenzioni ancestrali che non si possono discutere, come le tradizioni orali o i proverbi. Un luogo comune come quello di mettere insieme due italiani nella stessa stanza dando per scontato che saranno subito amici e si aiuteranno a vicenda. (Laddove la mia amicizia ricambiata con Pierangelo, per esempio, è senza dubbio un’eccezione alla regola che dice l’esatto contrario…)
Pierangelo Summa viveva a Parigi da più di trent’anni, una città che amava e conosceva bene già prima della definitiva installazione. Dunque, quando la recalcitrante psicologa, trascinata da Mirella, si recò al suo capezzale e gli disse:
— Di cosa ha bisogno, signor Summa?
Pierangelo aveva subito risposto, in perfetto francese:
— Vorrei che qualcuno mi aiuti a venire a patti con questo cervello che se ne va per conto suo…
Si può essere tutti d’accordo contro il cosiddetto «accanimento terapeutico», ma senza rinunciare a quel minimo di «umanità» che fa la differenza: a volte basterebbe molto poco.

« Pierangelo Summa, scultore di maschere e di marionette e regista teatrale, ha chiuso gli occhi mercoledì 15 luglio 2015 — scrive Sara Summa, la figli primogenita, attrice e regista teatrale —. Quelli che l’hanno conosciuto sanno che, leggero ormai come l’aria, egli resta con noi per sempre, per tutto quello che ci ha trasmesso e perché siamo tutti impregnati da quella forza creatrice che lo ha sempre animato. »

010_la voce 04 180

Pierangelo Summa con Gabriella Merloni, Parigi, 2011

Pensando ora a questo amico che ha tanto sofferto, resto esterrefatto al ricordo delle marionette a dimensione umana di Pierangelo Summa che ho visto nelle «Bonnes» di Jean Gênet e poi nell’«Edipo Re» di Sofocle del 2012. Quelle maschere «molli» o smidollate, che non erano fatte per stare in piedi come delle statue, ma per essere trascinate, abbracciate, malmenate, aggrappate a un chiodo o addossate a una spalliera… quelle maschere nate per contestare, rivoltare il senso scontato delle cose, erano, senza che lui lo sapesse fino in fondo, un presagio di quello che sarebbe, alla fine, capitato al suo corpo. Il suo corpo un dì sano e scattante sarebbe diventato sempre più dispettoso e incontrollabile col progredire della malattia.
Metaforicamente, egli stesso si sarebbe trasformato, suo malgrado, in uno dei suoi «pupazzi umani». Mentre la sua mente, fortunatamente per lui e tutti quelli che lo amavano, sarebbe restata sempre lucida, serena, attenta fino all’ultimo a cogliere ogni attimo di questa meravigliosa cosa che si chiama Vita.
Se dunque questo «vero artista» è stato colpito in quello che aveva più caro è necessario per il suo lavoro di artigiano e di maestro — il suo corpo, che gli era servito per tutta la vita a «insegnare» agli attori e alle stesse marionette come interpretare, «al rovescio», il mistero della rappresentazione teatrale — non si può non constatare che la sua intelligenza, intatta fino alla fine, ha saputo in un certo senso «prendersi gioco» del corpo stesso, invertendo per una volta la procedura da lui stesso creata per il suo straordinario «anti-teatro dal volto umano».

011_P1040436 180

Mirella Summa, Théâtre des Déchargeurs, 2011

Nel mese di novembre 2015, Mirella Summa ha «riportato» Pierangelo, simbolicamente, prima sulle rive del lago di Como — dove sono accorsi tutti i parenti e gli amici della Lombardia, compresi gli attori e le comparse di Isola Dovarese, per salutare in un clima festoso il sorriso di quest’uomo straordinario con una carovana in maschera — poi sulle montagne di Casalvieri, dove tutti gli amici italiani e francesi hanno ricordato la sua voce indimenticabile con la recita di un estratto dei «Giganti della montagna» di Luigi Pirandello, rielaborato in modo originale da Mirella Summa.

012_P1040480 180

Ora noi, commossi e smarriti per la perdita di un amico e di un maestro — che aveva il sorriso noncurante e lo sguardo penetrante di una guida ispirata, come il Gesù che rideva dei propri miracoli del «Vangelo secondo Gesù» di José Saramago —, ci sentiamo particolarmente tristi per la consapevolezza che avremmo seguito Pierangelo anche in capo al mondo, con fiducia e innocente complicità, mentre questo «cammino affascinante» è stato, invece, bruscamente interrotto.
Che fare, allora? Non ci resta che adoperarci perché l’immenso e delicato lavoro di creazione e di riflessione di Pierangelo Summa sia raccolto, protetto, studiato, riprodotto e divulgato a tutti i giovani che vorranno seguirne il cammino.

013_pierangelo 001 180

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

Mentre ti conquisto ti perdo (Zazie n. 41)

03 mercredi Fév 2016

Posted by biscarrosse2012 in poesie

≈ Poster un commentaire

Étiquettes

Zazie

001_je te perds NB 180

Mentre ti conquisto ti perdo

1
Cosa ho capito
dal tuo sguardo sorridente,
dai tuo modo sorprendente,
imbronciato o ardente
di aspettarmi?

Cosa ho capito
di me e di te,
stretti nel vialetto di pioggia
la mano nella mano
senza riuscire nemmeno
a parlare?

Cosa ho capito
cercandoti nella città
in una corsa felice
e trafelata
tra i suoni indifferenti
della mattina?

2
Ancora una volta,
oggi, ho provato
la voglia di essere
felice, il desiderio
di ridere grazie all’amore.

Ma quante speranze frustrate
appallottolate senza gloria
tra i residui di una ribellione
incapace di calde lacrime
e di vera pena.

3
Devo fingermi sordo e muto
come quell’indiano,
o invece
continuare a seguire l’istinto
di gentile arroganza
che mi regalò l’eleganza
di una straordinaria sequela
di affanni?

4
La libertà non scaturisce
dalle regole che piacciono
agli altri,

La libertà è il passaggio crudele
dall’euforia del dilettante
alle rughe del professionista.

La libertà
è il mestiere.

5
Un solo grido disperato, sprigionato
tra i rottami e il treno
sovrasta e cancella
i piccoli disegni
di un modesto tentativo di chiarezza.

002_je te perds NBR def 180

6
Da questo treno fermo
in un angolo senza bellezza

ti scrivo sulla mano
sul vetro appannato
sugli occhiali
sul fazzoletto

il mio desiderio sovrumano
il mio bisogno sconfinato
le mie voglie infernali
il mio amore perfetto.

Ma il rivolo d’inchiostro
si è seccato, improvviso
mentre pensavo, invano,
al tuo viso.

Oh quanto è remota la speranza
che questa mia penna
scriva!

7
Il tuo corpo abbandonato
in uno slancio
che sembra casuale,
scherzoso, imbarazzato,
è la tua maniera
tenera, consapevole
indimenticabile
di dichiarare
a me soltanto
il tuo amore.

8
Bisogna disabituarsi a tutto
se si vuole scoprire il pudore
di un’emozione violenta.

Devo rinunciare alla pace
se voglio incontrare, nell’ombra,
i tuoi gesti non studiati
il tuo viso sorridente.

Ah, se riuscissi ad amare
senza desiderare
che tutto scompaia
– le abitudini,
la pace,
l’emozione,
l’ombra –
che in quel preciso istante
qualcuno lasci, libero,
un posto per noi.

9
Quando avrò la forza
di aprire quella porta
e di entrare nel tuo letto
tra le arance e il sole,
la semplicità della vita
farà il resto,
regalandomi la gioia
di un ancestrale nascondiglio
di lenzuoli d’oro e di seta,
lo sbocciare ardito
delle nostre voci impercettibili,
dei nostri gesti invisibili
nel fondo buio del silenzio.

10
Mentre ti perdo
ti conquisto
mentre ti conquisto
ti perdo.

003_saint-ambroise_lenoir 180

Vista del nuovo asse tra boulevard Richard Lenoir e boulevard Voltaire in corrispondenza delle stazioni della metropolitana RICHARD LENOIR (linea 5) e SAINT-AMBROISE (linea 9). In questo spazio pedonale si sta realizzando réaliser un giardino pubblico. Ecco una delle cose senza dubbio positive che una società come la nostra ha saputo fare, con tenacia e eleganza! 

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright.

TESTO IN FRANCESE

Catégories

  • il ritratto incosciente
  • il ritratto incosciente di una tavola
  • poesie
  • racconti

Mots-clés

Aldo Natoli Ambra Anne Philipe Antonio Gramsci Auguste Renoir Battaglia di Valle Giulia Bologna Bonjour Anne Caramella Carlo Levi Carlo Marx Casalvieri Cesena Claudio Morandini Como Dante Dario Fo Destinataria sconosciuta Diario di sbordo Edward Hopper Emilia-Romagna Facoltà di Architettura Gabriella Merloni Ghani Alani Giorgio Muratore Giorgio Strehler Giovanni Pascoli Gérard Philipe Herbert Marcuse I Giganti della Montagna Isola Dovarese Italia Jean Genet Jerôme La Boétie Lettrici Luciana Castellina Lucio Magri Ludwig van Beethoven Luigi Pirandello Luna Marina Natoli Mario Quattrucci Massimo Summa Maurizio Ascani Mirella Summa Montaigne Napoli Nuvola Omero Ossidiana Parigi Patrizia Molteni Pierangelo Summa Pier Paolo Pasolini Pierrette Fleutiaux Prima dell'amore Prima di Bologna Radio Aligre Renato Guttuso Renato Nicolini Roma Romagna Romano Reggiani Rossana Rossanda Sara Summa Sogliano al rubicone Solidea Stella Stéphanie Hochet Testamento immorale Théâtre des Déchargeurs Tiresia Virgilio Zazie

Articles récents

  • Destinataria sconosciuta – Segni di sopravvivenza n.1
  • Tira a campare (Diario di sbordo n. 11)
  • Un Napoletano a Parigi/2 (Diario di sbordo n. 10)
  • Un Napoletano a Parigi/1 (Diario di sbordo n. 9)
  • A vederti volare (Zazie n. 48)
  • Una camicia bianca che ondeggia libera nel vento (Nel frattempo n. 3)
  • Un’anima sorridente (Lettrici n. 5)
  • Quel pomeriggio che persi la penna stilografica (Stella n. 32)
  • Stella, indice delle poesie
  • Istante blu (Lettrici n. 2)
  • Se un giorno si potesse rinunciare… (Zazie n. 43)
  • Il mio libro più bello lo hai scritto tu (Zazie n. 60)

Archives

  • janvier 2021
  • novembre 2016
  • septembre 2016
  • mars 2016
  • février 2016
  • janvier 2016
  • décembre 2015
  • novembre 2015
  • octobre 2015
  • septembre 2015
  • août 2015
  • juillet 2015
  • juin 2015
  • mai 2015
  • avril 2015
  • janvier 2015
  • décembre 2014
  • août 2014
  • juillet 2014
  • juin 2014
  • mai 2014
  • avril 2014
  • mars 2014
  • février 2014
  • janvier 2014
  • décembre 2013
  • novembre 2013
  • octobre 2013
  • août 2013
  • juillet 2013
  • juin 2013
  • mai 2013
  • avril 2013
  • mars 2013
  • février 2013
  • janvier 2013
  • décembre 2012

Copyright

I TESTI e le IMMAGINI pubblicati su questo blog
sono protetti da ©Copyright.
Non utilizzare le immagini o i testi
senza la mia autorizzazione, GRAZIE.

Pages

  • About
  • Indice delle Poesie pubblicate

Blogroll

  • giovanni merloni

Propulsé par WordPress.com.

  • Suivre Abonné∙e
    • il ritratto incosciente
    • Vous disposez déjà dʼun compte WordPress ? Connectez-vous maintenant.
    • il ritratto incosciente
    • Personnaliser
    • Suivre Abonné∙e
    • S’inscrire
    • Connexion
    • Signaler ce contenu
    • Voir le site dans le Lecteur
    • Gérer les abonnements
    • Réduire cette barre
 

Chargement des commentaires…