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il ritratto incosciente

~ ritratti di persone e paesaggi del mondo

il ritratto incosciente

Archives Mensuelles: février 2013

Una nuvola, e tu dentro, 1962 (Ambra n. 5)

28 jeudi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ambra

051_una nuvola e tu dentro 740

Una nuvola, e tu dentro 

Una nuvola, e tu dentro
circondata di fiori spenti
sorridevi dietro scale di roccia trasparente
tenendo i sandali in mano.

Poi la terra, piana come una schiena.

Da dentro le botole d’erba
scaturivi faticosamente, disfatta
gridando il mio nome come una colpa.

Un raggio di sole, una fermata d’autobus.
Sposto la tendina del mio grattacielo.
Guardi su, miope, vicina e lontana.
Io ti inseguo, con il vento, e tutto il peso
dell’asfalto disegnato, delle insegne
delle panchine
e ti parlo a lungo, perchè so che non mi senti:
da vicino non sono sincero.

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

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Musa, musica, muso, musetto

27 mercredi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Luna

001_musa_musetto antique 740

Musa, musica, muso, musetto (1977)

Musa, musica, muso, musetto
camminiamo per Praga
i tuoi gomiti bianchi, tondi
i miei polpacci gelati
il naso gli occhi assonnati semichiusi
verso angoli di ghiaccio
castelli laghi cattedrali.

Ho scavato un tunnel
nel tuo corpo. Dall’infanzia in poi
sono stato il tuo amante
il tuo accompagnatore
giocavo con le parole dell’amore
e le tue cosce
lambivano le rugiada del prato
la sonnolenza di alberi rasoterra.

Il tuo collo
perdonami
da quel foulard
che riassume
l’iride di una cascata
di baci freschi
di gambe mie e tue
intrecciate sonnolente
calde bagnate
sollevate verso il lenzuolo dipinto
del soffitto
dei cavalieri in marcia.

La battaglia di lance e mazze
e corazze di cuoio
e merletti e vecchi vestiti a strati
le mie mani di ghiaccio
livide, ferite
la mia bocca bruciata
gli occhi pesti
ma come un automa
che sta dormendo
che sta nel sogno raffreddato
di una immane fatica.

Anche così riesco a cercarti
a immaginarti
nel fiume verde marino
i capelli umidi
il corpo rosa
la calma bizzarra
di un nuoto tra pesci azzurri.

002_musa_musetto 740

E la colazione sull’erba
i pasticcini sul collo
la foga Rubens
ci assale
ci conquista
ci dilata le membra
Isabella
Angelica
Bradamante
Elisabetta Prima.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 27 février 2013

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La vita è bionda

25 lundi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Luna

la vie est blonde 740 def

La vita è bionda (1977)

Il gesto di un sole esausto
ha bruciato l’aria dei rottami
ha vomitato fiori viola
carezze celesti
lunghi capelli d’erba
ha sciolto come un grande drappo
la rigogliosa pianta rampicante
dei nostri abbracci.

Il gesto di una pioggia da luna park
nel recondito goffo armadio
dove ti cerco, dove ti immagino
dove ti aspetto
dove accarezzo la musica muta
dei tuoi sorrisi.

E’ un tormento la vita
quando la pace, la fiducia
ti sorprendono
nell’angolo buio
della tua chiusa pena.

La vita è bionda
è il meraviglioso silenzio
di un bacio che straccia
lentamente
lo scenario di velina
di un mondo che smette di guardare
di un mondo che sprofonda
di un dondolìo immobile
sospeso sulla scorza gialla del mare.

La vita è un gesto controcorrente
è il coraggio di lasciarsi disarmare
da questo fresco respiro dei giardini
dal lento cammino
sui sassi e la sabbia
dai nostri ricordi
brucianti poi freschi
mentre questa rabbiosa felicità
nel centro del corpo
si rannuvola e si dirada
tra le nette ombre e le nette luci
della città.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 21 février 2013

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Volo di giorno

22 vendredi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Luna

001_cervo x volo di giorno_21.02.2013_prova part_740

Volo di giorno (1977)

Un braccio nudo, bianchissimo, un po’ gonfio
mi trattiene la mano e il corpo
l’occhio bagnato, stupito dal vento :
l’affanno, doloroso nel petto
mi prepara alla morte, agli eterni cuscini
ai passi mesti di altri sotto ombrosi castagni.

Smarrito, inseguo una lugubre fantasia
di colori immobili, di gesti legnosi
di lingue paralizzate
di automobili in salita, di treni in discesa
di uomini automatici, di donne atterrite.

Mezzo svestito, abbrutito, sgualcito
ho sempre meno soldi
ho sempre meno forze
per il lungo viaggio.
Roma cammina dentro Roma
corre a precipizio dentro Roma
muore dentro Roma.

Meticoloso appendo la camicia
alla finestra del vetro blù del giorno
mentre sul mio corpo passa
la voglia avvilita, la gioia inibita
di stare a lungo
tra gli altri, tra le borsette
alla fermata dell’autobus,
mentre sul mio ventre senza odori
passano musiche senza programmi,
voci solo fiatate.

Finalmente sono in cima
al muro di pietre e mattoni,
di vomiti e rottami
che con irresistita violenza ho costruito
che con magica cattiveria ho distrutto:
sono stato davvero tenace, agguerrito
nemico di me stesso
ogni giorno di questi anni
sacrificati
all’inutile perfezione
di parole e disegni
sui muri ogni volta imbiancati
sulla sabbia ogni volta
cancellata dal mare.

E ora volo, nudo
verso le piccolissime foglie e i rami
verso il sole e le lagune infuocate,
verso la notte ferma delle aquile.

Giovanni Merloni

002_cervo x volo di giorno 740

De « Il treno della mente » (« Le train de l’esprit »), Edizioni dell’Oleandro, Rome 2000 — ISBN 88-86600-77-1

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première publication et Dernière modification 22 février 2013

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Questa gente, 1975 (Ossidiana n. 15)

21 jeudi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ossidiana

questa gente

Questa gente

Questa gente
che ronza
abbastanza sicura tra le cose
non si consuma
a quanto pare
nel lucido tarlo
nella aritmetica incertezza,
nell’astronomica angoscia
del senso che già hanno le parole
del senso che già ha la vita
o l’esperienza in mezzo agli altri.

Questa gente
che si fa strumento
di una quotidiana rivoluzione
di un quotidiano perpetuarsi
dell’ordine costituito
dell’equilibrio
tra la nascita e la morte delle cose
questa gente
oggi lotta per costruire
domani per distruggere
per costruirsi e per distruggersi
per rendersi felice e infelice.

Questa gente
che cresce o si invecchia
in una infinità di nuove identità
non sembra avere voglia
di cominciare a pensare
di puntare più in alto
accettando
di vivere con la morte accanto
di schierarsi fino in fondo
di cominciare a criticare
coltivando
una intelligenza
capace di vincere le inibizioni
i complessi  la balbuzie
il disperato silenzio.

Questa gente
che sembra rincorsa
da una pena o da un miraggio
– dopo lo sfavillante e illusorio
accaparramento di pochi brandelli
di una complicata e totalitaria globalità  –
verso sera rientra
nella sua angusta cuccia di cane
e accetta la trappola
dei piccoli sfoghi
delle piccole libertà.

Questa gente
che sembra soddisfatta
mansueta, allineata
al massimo consapevole
della disperata logica del consumo
ha forse rinunciato
alla diversità
al peso delle parole
e diventa un muro inerte
una massa di manovra
preda ideale
dei falsi atteggiamenti
di perbenismo
vittima assai collaborativa
di un altruismo ipocrita
si contenta
di traguardi facili e tragici
di matrimoni inutili e nevrotici
di accordi che tarpano le ali
che creano, alla fine
un gigantesco muro di odio.

Questa gente
passa da una prigione ad un’altra
covando piccoli desideri di rivincita
uccidendosi
ogni giorno un po’.

Questa gente
Di cui faccio parte
che si muove in silenzio
e si ferma davanti alle vetrine
con la mia stessa espressione
e un identico passo
questa gente che si muove
nello specchio invisibile
dove io stesso mi osservo
questa gente smarrita
emarginata, condannata, programmata
quotidianamente disorientata
riuscirà ad aprire gli occhi?

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE 

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Il labirinto dell’assenza

20 mercredi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Solidea

047_labirinto assenza antique

Il labirinto dell’assenza

1.
[Un anno dopo]

Non so capire
se per me sei uno scoglio
o un rubinetto.
Non so se mi incaglio
contro di te
oppure mi scaglio
verso di te.

Non so se la mia nave affoga
per distrazione o fatale
combinazione.
Non so se il mio tronco
finlandese si fermerà
per sempre alla tua chiusa.
Ignoro quel che farai tu
immobile davanti al labirinto
strozzato e insensato
delle mie sconfitte.
Riderai o piangerai?

2.
[Due anni dopo]

Non so più chi sei davvero
ti amo e ti temo
ti cerco e ti fuggo
e comunque
(avendoti vista
avendo rinunciato
a vederti) finisco per terra
bocconi tra le rovine
col cuore che scuote
la terra infida.

Non lo so. Mai capisco
quel che mi succede
se ti scontro
se non ti incontro.
Se ci sarà collisione
e si spaccherà
disastrosamente la mia chiglia
non so se il tuo scoglio
invisibile si colorerà
del mio sangue viola.

Se l’ultimo rubinetto girerai
con l’invisibile tenaglia
del silenzio
e orrendamente mi strozzerò
non so se perfino
(veloce e pietosa)
mi chiuderai la bocca
gli occhi e il naso.
Non so se ti salverai
o finirai soffocata
dall’eccesso
di rubinetteria.

3.
[Tre anni dopo]

Ho provato di nuovo
(temerario, suicida)
a vedere che succede.
Se ti pari a me davanti
di certo mi schianti.
Se passi veloce
in una nuvola d’acciaio blu
quella sei tu.

Ancora tu
riempi di dolorosa speranza
il labirinto dell’assenza.
Ho portato i miei pensieri
confusi e avviluppati
nei giardini eccitati
dove hai promesso
di non venire più’.
Mi sono trasformato
in un prato bagnato
che passa inosservato
e lì, sola soletta
pedalavi in fretta
nella ruota perfetta.

Ci incontriamo lo stesso
anche se ci divide
un viadotto
o un sottopassaggio
un filo spinato
o un fossato.
D’altronde, mi fingo assente
se ti becco in flagrante
con gli occhi sul volante.

4.
[Dieci anni dopo]

Se finirò in prigione
senza quarto-d’ora-d’aria
senza le tue cure
non saprò darmi ragione
delle tue torture.
Nottetempo
rincorro le voci
le grida la gioia
rimbalzata sui muri
la fregola defunta
ormai smunta
che bussa alla porta
del pensionato
dove m’hai mandato.

Ormai riusciamo assai bene
a non incontrarci
fisicamente
a non ascoltarci
poeticamente.
Tu alzi la mano e dici
« Assente »
io mi nascondo
tra le stampelle
dell’armadio
e, spenta la radio
non dico più niente.

Non ho ancora capito
se per me sei uno scoglio
o un rubinetto.
Se ti pari a me davanti
di certo mi schianti.
Se passi veloce
in una nuvola d’acciaio blu
quella sei tu.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 7 février 2013

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Io sono un rottame, 1973 (Stella n. 9)

19 mardi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

045_io sono un rottame_740

Io sono un rottame 

Io sono un rottame di vecchia auto
una sardina morta e seccata
tra lamiere divelte.

Io sono une sfera di polvere
gettata nel blù profondo.

Io sono il neon giallo della notte
i passi tra i gatti assonnati
la sera delle vetrine
la notte delle radio ondeggianti.

Io sono Venezia
sprofondata in strati di saliva

Io sono la terra
ingoiata dal mostro di pietra
io sono la strada che va lontano
i viali alberati dipinti di bianco.

Io sono la solitudine disgregata
di un flipper che scuote
il vuoto del bar, io sono
il sonno lontano e ronzante
di uomini che cercano l’aria.
Io sono l’addio alle città del nord
io sono Bologna bonaria
io sono il gelo
di non avere parole.

Giovanni Merloni

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La mia amica infagottata

18 lundi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Solidea

044_amica infagottata_panoramique

La mia amica infagottata

La mia amica infagottata
corrugata, sbalestrata, addolorata
mentre sul mare brillavano lampi e fari
e onde di motori.

Tra il cappotto marrone
e i capelli mossi scendeva la sera e il buio
Un bagliore tiepido, un confortevole deliquio
si allargava sui suoi occhi smeraldini,
sui suoi sguardi di velluto
sulle sue piccole mani ansiose.

La mia macchina divelta
sbalestrata, spenta, pesantissima e affranta
in un’isola remota, inspiegabilmente raggiunta
su incerti pontili disassati
dopo peripli e labirinti.

I miei occhi accarezzati
i pantaloni spiegazzati
la faccia liscia, le parole distese
rotolanti come biglie smeraldine
sul grigio pelo d’acqua
illuminato, abbandonato, disarmato.

Il nostro amore infagottato
corrugato sbalestrato, acceso e spento
sospinto eroicamente tra dune e sterpi
il nostro corpo affiatato, sudato, abbandonato
abbracciato alla dolcezza di un’intimità profonda
totale ancestrale
mentre dal mare brillavano lampi e fari
e onde di motori.

Giovanni Merloni

De « Il treno della mente » (« Le train de l’esprit »), Edizioni dell’Oleandro, Rome 2000 — ISBN 88-86600-77-1

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première publication 16 janvier 2013 et Dernière modification 22 janvier 2013

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Non so proprio, 1973 (Stella n. 8)

17 dimanche Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

non so proprio 740

Non so proprio

Insieme ad altri giorni
che si rotolano nella sabbia
il viso marrone
i denti luminosi
i capelli appiccicati
anche oggi sto fermo e mi sconvolgo
mi rigiro come nel vomito
affacciato a lambire la terra
il fango
le scie di ruote claudicanti.
Anche oggi conosco lo stupore
di fronte al silenzio di fuori
di fronte al calore di parole di dentro
al calore infuocato di versi
di cenni maldestri
di inviti alla compiacenza
alla cosiddetta pace umana.
Sono più solo e curvo
più bello e lucido
più sofferente e madido
di acqua di pianto.
Il mio male è la morte
è l’essere prigioniero
è l’essere onesto, morale
laborioso
e la voglia di rubare
di essere steso e Ricco
è l’essere pensoso e concitato
stanco e attento
nevrotico e sonnolento
è l’improvvisa furia di nuove cose
di nuove terre, di nuove donne.
È la mia intimità estroversa
la mia sofferenza
trasformata in gioia
la mia pena spiata
e copiata su un piccolo foglio
o scolpita su un nastro di parole.
E so tante cose
pure belle
tante storie e films inventati
e voglia di sedersi
intorno a un disco
e tacere come indiani.
E so anche tante croci
passi che si ascoltano
che ritornano indietro
incubi dell’entroterra
che sono nati là,
tra le case
oltre il vento.
La mia città mi imprigiona
e la gente mi guarda e non mi vede:
questa è una fortuna.
Sono solo tra gli altri
solo perché non so rubare
non so tradire
non so scappare
non so essere un olivastro
venditore di fumo.
Perché non so vendere
che la mia ingenuità
il mio estro fuori tempo
la mia gioia per la vita
in soldoni
le mie energie di vita
forse del passato
un passato provinciale.
Non so esistere
avere un viso da personaggio
non so essere nemmeno
veramente maldestro
non so proprio.

Giovanni Merloni

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Easy rider

16 samedi Fév 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Luna

042_easy rider 740

Easy rider (1977)

Al galoppo, nella gola orizzontale
tra due rocce scure, scivolose
senza più niente addosso
a parte la camicia sgualcita, puzzolente.

A vent’anni, a tredici forse
avevo già immaginato tutto questo
e siccome i bancari sono i più brutti
avevo sognato una vera rapina
con la fionda, una grande motocicletta
e due ore di zanzare sotto una finestra
a scoprirsi guardone di un coito tra vecchi.

Al galoppo, su un monopattino d’acqua
ripetendo una canzone a memoria.
« Quando arriveremo a Yuma » il cielo sarà uno schifo
gli alberi un colabrodo di spari e mia nonna
ricamerà una maglietta con su scritto Far West.

Una sera, seduto alla scrivania di un ministero
parlerò a una dattilografa o a un muro
racconterò gli anni del liceo
i golfini stirati e il fazzoletto sporco
gli amici pipparoli, le professoresse tremanti
e poi le vacanze sui tandem
la spiaggia di Cesenatico, la mia vita insomma.
Tutto quello che accadeva prima
dissipando, accumulando
masturbando, copiando, ridendo, vomitando.

Una notte, dentro un autobus che gira sempre
camminerò con la notte
con in tasca i tuoi merletti e i tuoi fiocchi rubati
e comincerò a star zitto
e comincerò a star zitto
e comincerò a star zitto.

Giovanni Merloni

De « Il treno della mente » (« Le train de l’esprit »), Edizioni dell’Oleandro, Rome 2000 — ISBN 88-86600-77-1

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