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il ritratto incosciente

~ ritratti di persone e paesaggi del mondo

il ritratto incosciente

Archives Mensuelles: août 2013

Sognare di smettere di sognare, 1974 (Stella n. 20)

15 jeudi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_arrêter de rêver 740 Sognare di smettere di sognare 

Sperare, sognare
illudersi di avere
una mensilità da buttare a mare
una donna da rivoltare nell’erba
due o tre donne da prendere in giro.

Sperare, sognare
un bel premio
un invito, una danza
un tetto per la vacanza
un lieto fine per l’erranza
e magari immaginare
di essere recluso in una stanza
solo e astemio
a disegnare con la biro.

(A volte può capitare
di vedersi recapitare
un pacchetto svogliato:
il premio agognato
è arrivato
nel momento sbagliato).

Lì per lì per accettare, meditare
con cinismo criticare
con distacco approvare
viziosamente girando
vanamente serpeggiando
e mangiandosi la coda
ostinandosi a predicare
quella vita felice
che non si sa acciuffare.

Di colpo disperare
smettere di sognare
lasciandosi consolare
dalla voglia di scialacquare
il lavoro di tutta una vita
in una sola uscita
facendosi accattivare
dall’impeto di conquistare
un angolino di mondo o di mare
dove rivoltarsi tra perle rare
senza farsi abbindolare
da due o tre isole sconosciute
che è sempre meglio evitare.

In una giornata immonda
al passaggio della ronda
(magari in punto di morte)
ripartire come un cow boy,
dandosi ripetuti colpetti
sull’anca, combattendo,
vincendo e magari perdendo,
contentandosi di sperperare
piuttosto che rinunciare
a sognare.

Giovanni Merloni

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Questa poesia è protetta da ©Copyright

Un fiume grigio, 1974 (Stella n. 19)

14 mercredi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_1974:3 740 Un fiume grigio 

Un fiume grigio
entra tra le case sfilacciate
trascinando zattere di plastica
avanzi giganteschi.

Morire soli
dentro il gorgo di questo fango
affogare nuotando
con rabbia, verso il fondo
di sassi e vetro.

Uomini sulle torrette
gridano sintetici
mandano gesti verso la sponda.

Altri raccolgono mattoni
mucchi di bitume
avanzi di legni che non servono
tutti faticano
lungo un liquido fetido di topi morti.

Morire per incapacità
per decadenza, per gioco
e leggere attraverso l’acqua brillante
le parole tue di stupore
la tua fermezza nel funerale
la sorpresa di altri.

Tutti ingoiano la forza dolorosa
della pazienza, rinunciando
a vestirsi di garofani rossi
rinunciando a correre leggeri
tra mucchi di paglia
rinunciando alla tenue,
sordida, contorta passione
delle braccia nude
del silenzio ritrovato
come la verità dolce
di due parole e un sorriso
dietro il vetro.

Voltare pagina
per cancellare quello che avrei voluto
saper fare
dare avere rubare ricordare,
un passato sbagliato
non veramente vissuto
percorso con distrazione e paura
desiderio e angoscia,

voltare pagina
verso un tonfo nero
ultimo, definitivo, liberatorio
calmo.

Giovanni Merloni

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Una statua

13 mardi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Luna

001_una statua001 740 Una statua (1977)

Una statua gesticolante ha parlato
ha ghermito i fili del tram
ha tessuto una strada
gialla rossa violetta
ha carezzato il tuo pube biondo.

I tuoi umori sciolti, liberati
scorrono felici, brucianti
sul mio petto, sulle nostre braccia
e il sudore-lago dell’amore
evapora sotto lenzuola di carta.

Ho espresso i passi pesanti
faticosissimi
rimbombanti nella testa
la fatica era del mestiere
il mestiere era sentirmi vivo
o almeno vissuto
certo più sereno
meno entusiasta
meno indistinto.

Una statua di cera si è sciolta
in mezzo a due corpi.
La musica si è rattrappita
come una cantilena
prima estranea poi, d’improvviso
sottile, suadente veicolo
di carezze, di occhi negli occhi
di pace assonnata.

Stiamo uscendo da queste mura
entrando nel nostro passato
nel futuro della vita.

002_la statua 740

Una statua di carta
una statua di neve
una statua di foglie
una statua di mani, di piedi
di sessi avvinghiati
di occhi svuotati
da piccioni cupi e neri.
Una statua di roccia rosa
una statua di alberi
una statua di vestiti appesi
una statua che smette
di cantare, di ridere
di riflettere luci e suoni.
Una statua statua.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 14 juillat 2013

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Una poesia mia, inconfondibile, 1974 (Stella n. 18)

12 lundi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_je voudrais 740 Una poesia mia, inconfondibile 

Una poesia mia, inconfondibile
ingrandita cento volte
sui muri delle case.

Una poesia inosservata
tra i passi, un monologo
per chissà chi.

Ti vorrei rubare secondo un piano perfetto
mantenendo la grinta di un killer
l’eleganza di un Fantomas
il fascino di un artista delle casseforti.

Vorrei portarti sulla canna
di una bicicletta d’argento,
cantando nel lusso
di una strada buia,
gridando nel vento la gioia
per ogni minuto
passato con te.

Vorrei scrutarti in silenzio
con la goffa e dolorosa lentezza
dei momenti più gravi.

Vorrei conservarmi intero
forte, sveglio, lucido
mentre mi apro a te.

Vorrei una notte lunga,
traversata combattendo
te e il sonno e il nostro delirio
sconfinante nell’alba
nei primi felici
spiragli caldi del giorno..

Vorrei essere corteggiato
assediato, espugnato, coinvolto
in una storia vera
e andare poi diritti
sempre più a fondo
dentro la vita quotidiana
per sconfiggerla e viverla
con coraggio serenità convinzione.

Per questo credo in te
cespuglio mosso dal vento
in una sera del mare
nuvola precisa tra i monti
nel rosso silenzio della sera.

Per questo ti aspetto
rara certezza nella confusione
di un giorno per giorno
maldestro, opprimente, doloroso.

Giovanni Merloni

TEXTE EN FRANÇAIS

Questa poesia è protetta da ©Copyright

Frammenti II/II, 1963 (Ambra n. 13)

11 dimanche Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ambra

001_dernière attente 740Frammenti II/II

Mi hai preso solo tu
come sono e non come sembro
solo tu te ne infischi dell’altro me
che vedono gli altri.

002_medaglie d'oro NB 740

Nessuno sentirà, nessuno commenterà, nessuno,
ci saranno quattro pareti bianche a guardare
tu ed io avremo paura
tanta paura di essere felici.

Il buio scenderà con noi nella notte
e il nostro amore
come un sasso lucido
brillerà, felice, alla sera.

003_mercato balduina NB 740

Ieri
passeggiavo per cieli sporchi.

Oggi
mi hai detto
la speranza
mi hai detto
che potrò amare.

Ora
sei una nuvola
e il cielo ti chiude.

Domani
avrai forme docili
e parole profumate,
che Dio ti dirà,
a te sola.

Per sempre
sarai lontana e vicina
rubata ai poeti
l’amore ti canterà
e tu canterai l’amore,
tu sola.

cartolina 9 740

Ai passi della sera lasciamo
il ricordo di noi
e, tranne il rimbombo
dei nostri tacchi,
il silenzio.

Ah, quei passi, rubati al silenzio,
rullìo di tamburi battenti
dentro i glicini dei nostri cuori!

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

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Frammenti I/II, 1963 (Ambra n. 12)

10 samedi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ambra

001_replay rupture def 740

Frammenti I/II

Hai la tua stessa voce
delicata, di vetro sul vetro.

Mi parli ancora
al telefono, quando ti vedo.
Ma non mi ami più.
Sembra sempre che tu lo dica.

002_balduina BN 740

Sei il sole e la pioggia:
il sole brillato sul palmo della mano
la pioggia negli occhi brucianti di lacrime.

003_d'oro BN 740

Ho perso una parola
da qualche parte: un verso
senza rima:
c’era scritto gorgo
e poi c’era detto,
sottinteso morte.

L’ho perduta. Da un’altra parte
ho trovato il tuo nome

Sei venuta, goffa e severa :
io dimentico tutto e mi ricordo
di tutto.

004_belsito BN 740

Ti devo un amore che va a rotoli
e sembra meraviglioso.

Ti devo un amore intimo,
doloroso, che sprofonda
in un abisso sublime.

Ti devo una gioia che fa scintille
e brucia, ma intanto
pur senza morire
si volatilizza.

005_balduina BN 740

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

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Qui / là, 1963 (Ambra n. 11)

06 mardi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ambra

001_je m'endormais 740

Giovanni Merloni, Titiro e l’albero genealogico (Parigi)

Qui / là

Qui
su questa riga sfumata,
a zig zag
nella sabbia
tra gli sputi
e i vomiti

qui
ridotto a fare il prestigiatore
ti penso
e ti abbraccio nel vuoto
sbattendo la testa
contro i ricordi
contro i desideri perduti
senza mai morire.

Qui
tra questi binari
e queste valigie
su questi acciai di treno
mille volte fischiati
non smetto mai di andare
lontano da te.

Là,
isolato, deportato
dondolerò
tra due sogni
impossibili.

Là
sarò troppo lontano
e tu non potrai
immaginare
questi sipari perduti
queste ombre senza voce.

Là
anche tu sarai partita
lontana
rassegnata e folle
circondata di volti senza voce
di voci senza volto.

Là
ognuno di noi
si seppellirà
dentro corridoi vuoti
insignificanti e muti
che non avremo avuto il tempo
di sognare insieme.

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

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Mi parli di un’altra città, 1963 (Ambra n. 10)

05 lundi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Ambra

l'uomo arbusto 740

Giovanni Merloni, L’uomo arbusto, biro su scottex, 2010

Mi parli di un’altra città 

Mi parli di un’altra città
dove vivono e amano altre persone.

Vagamente lo so, tu mi parli
di gente straniera, di muri,
di porte scale fontane
dell’acqua che corre
del sole che prosciuga
di amori che traversano le strade
di valigie giornali caffè
dove sfiori, impaurita, le ombre
sconosciute, le penose atmosfere.

Ma quelli li conosco, tu dici
in fondo si parla la stessa lingua
in fondo si beve in bicchieri
di vetro, si mangia
su tavoli anonimi
si ride si rivalizza si diventa fratelli
e son sempre le stesse le stupide frasi
che colmano il cuore di gioia
mi sai dire il perché ?

Non basta avere mangiato
con uno di loro.

Ferrara, Torino, Palermo
si sa, ci piove d’inverno
e l’estate brucia, e gli alberi
son sempre platani, o ulivi,
non basta, dammi retta
uscire da una stazione
avendo dormito in un letto
avendo mangiato con qualcuno
che non vedrai mai più.

Quella mi raccontò tutto, mi dici
e se domani se ne va
o se muore
nel mio corpo rimarrà, ben scolpito
il suo scabro testamento. Se è viva,
vorrà rivedermi, lo so.

Mi parli di un’altra città
dove altri sprecano e amano il tempo
dove io non potrei trovare
né i fili né le reti
di quel tempo amato
di quel tempo sprecato.

Mi parli di viali lontani
percorsi col cuore
fino alla fine,
fino alle luci,
fino alle piazze buie
fino agli andirivieni senza luci
della delusione.

Mi parlo da solo
di quello che ignoro
di ciò che perfino so troppo
mi parlo lo stesso
annusando nell’aria
quel vago mistero
che mi lega ai miei muri
e mi porta lontano.

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

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