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Il va-e-vieni del signor Treno III/III (Testamento immorale IV/III)

12 mercredi Fév 2014

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Testamento immorale

001_le va et vien III def 180

Il va-e-vieni del signor Treno III/III
(Giovanni Merloni, Testamento immorale IV/III, Manni 2006)

12.
Nel mio lungo andare
tra gl’italiani dialetti
viaggia una Babele agitata
ormai compiaciuta e beata
dei suoi gravi difetti.
Cangian le parlate
in queste traversate
dal turbolento golf’e Napule
alla malin-conic-angoscia
der Tever’a Roma.

002_aracoeli 180

Ogni volta lascio felice
questa Roma capa-tosta
(patria che si finge doma
pigra stazione di posta).
Per me bestia da soma
Rom-a-mor primo ostello
fu un abbraccio da bordello
una madre da abbandonare
se non vuoi soffocare.

003_gianicolo 180

Dai parapetti de travertino
de ‘sta città de ruderi
e chiese… il duro strapuntino
mi conduce alla luce
(o via)
dipinta sulle case
di Firenze. Un affresco
impolverato
(o via)
dove l’Arno trascina cavalli
carrozze, alberi scuri e lievi
ringhiere inanellate
con madonne affacciate.
Lasciata Firenze
(città di signori)
si passa di là
oltre la montagna
dal sì al scì
dalla parlata tosca
alla cantilena emiliana
Bologna s’è persa il fiume
ma la pianura
è il mare infinito
dove naufragar m’è dolce
o forse un campo finito
dove posso immaginare
l’ottocentesco casolare
il trecentesco verone
l’antico-romanesco cardo
che incontra il decumano
a piazza Maggiore.

santo stefano 180

13.
Tra Napoli Venezia e Firenze
scelsi Bologna, città di scienze
città di vere corrispondenze
per quelle «Laasagne calde!»
che confortano la notte
le ossa rotte, le menti ribalde
e il bisogno d’avventura
che vien dalla paura.
Ho subito amato Bologna
per la parlata che sogna
ascoltata da Luisa e Dora
e nel convento della zia suora
per la voce del nonno Zvanì
che col treno partì
un bel giorno per Roma
lui, che odiava l’assioma
di dover far l’impiegato
viaggiò sempre, stregato
dal sogno di fare qualcosa
per la povera gente. Focosa
la sua idea gridata dal palco
sicuro il suo sguardo. Un falco
nello scorger Mimì
affacciata al verone. Mai svanì
il treno vaporoso, elegante
che univa l’Italia di tante
misteriose città.

007_cesenatico 180

14.
A quindici anni
(di giugno)
(caldo faceva caldo)
conobbi le vie di Bologna
in cerca dei panni
del vestito fumo-di-Londra
per Decio, un caro parente
alla coniugal gogna.
Conobbi dei portici l’ombra
e scoprii che Bologna
(se la vuoi imparare
ad amare)
ci devi tornare.

005_piazzetta 180

A diciassette anni, d’estate
viaggiavo sul treno di Cesenatico
sul treno del primo bacio
intriso di sabbia
della prima altalena
cigolante sul mare.
A venticinqu’anni
il treno mi portava a Trieste
(dopo Venezia)
un viaggio lunghissimo
denso di pensieri
progetti sogni dormiveglia
erotiche fantasie
modestissime follìe.
Trieste mi faceva le feste
coi suoi parchè
il suo hotel liberty
i suoi gran caffè
le sue vie in discesa
strappate dal vento.
Tornavo contento
e scendevo a Venezia
per perdere tempo
per ricordare, sperare
annaspare in voglie
sottratte alla moglie.
Scendevo a Bologna
per le «Laasagne!»
per quelle voci da lagne
per uscire un pò
sotto i portici
intorno alla stazione
come se avessi
presa da un pò
la grave decisione
(a suon di forbici)
di tagliare Roma
e il suo amore ingabbiato
e incollare Bologna
(a strati di coccoina)
il mio amor prolungato
era già ricambiato.

006_treno rm_bo 180

15.
Poi più spesso
poi senza accompagnatori
poi solo e pensoso
poi ardimentoso
poi mille e mille volte
presi quel treno che
(unico coraggio richiesto)
ci si sale su
si sistema la valigia
o la borsa
o il libro
o il giornale
e ci si trova in viaggio
in un molle cabotaggio
tra polvere e catrame
erba medica e liquame
voci intime e amorose
grida acute e fastidiose.
Certo, il treno è costrizione
concentramento, prigione
ma è anche il gran portento
di pensare in movimento
di guardare come in gita
i paesaggi della vita.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 12 février  2014

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Il va-e-vieni del signor Treno II/III (Testamento immorale IV/II)

11 mardi Fév 2014

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Testamento immorale

001_il treno 180_risalto

Il va-e-vieni del signor Treno II/III
(Giovanni Merloni, Testamento immorale IV/II, Manni 2006)

6.
Quand’ero in fasce
quando avevo le prime ambasce
quando guardando le scritte
sui muri imparavo a parlare
quando Amore
era gran confusione
di madri vicemadri zie cugine
il treno già correva freddo
nel buio ostile
pauroso, sconosciuto.
Ragazzetto, costretto
da impulsi ribelli
camminavo da solo
in mezzo ai binari
aspettando felice
l’arrivo del treno.

001_siena 180 NB

Poi, trovato il pretesto
di un dovere severo
(m’illudevo, così presto
di saltare, leggero
la battuta d’arresto)
all’alba, fuggitivo
(privo di colazione)
assaporavo ozioso
il risveglio della stazione
la struggente abiezione
dell’emarginazione:
(«Venduta l’argenteria
mi caccerà la polizia
col foglio di via»).
Poi, di pensilina in pensilina
di orario in orario
di controllore in controllore
imparai ad affezionarmi
al signor treno, a seguirne
con apprensione
il declino, a registrare
l’odore di gomma bruciata
il velluto con gli aloni neri
il rumore sgangherato
del ventilatore.

002_italia 1961 NB 180

7.
Eh già, un tempo
(per molto tempo)
trafitto e ammaccato
dai vagoni di latta
in piedi, seduto
ho a lungo viaggiato
aggrappato a una maniglia
ridotto in poltiglia
(chissà quanto aiutato
dai continui sbandamenti
dai fischi tra le rotaie
a capire la vita
a ingannare la partita
a finire ingannato
e beato).
Di certo ho imparato
a lasciare sul treno
come vecchi giornali
le mie provvisorie certezze
a dimenticare
(aprendo lo sportello)
il ricordo più bello
a sognare
(sospingendo la valigia)
una nuvola grigia
di caldo o di freddo
a cui regalare il dolore
che lacera il cuore.
Impacciato, affacciato
al finestrino impolverato
il mio sé separato
stordito, impallidito
davanti all’infinito
è anche lui naufragato
si è dissolto nel filmato
di città brune e bionde
di campagne spettinate e rosse
di lunghe spiagge castane.

004_rm bo 180

8.
A Bologna
partendo di notte
si arrivava alle tre di mattina.
Io bambino
di otto o dieci anni
guardavo il buio alitavo
sul vetro, annusavo
l’odore di fumo
incantato ascoltavo
il soffio dei freni
la tromba della locomotiva
il fischio del capostazione.
«Laasagne calde!»
gridava un uomo
con la visiera grigia.
Il treno proseguiva
arrivava lontano
la mattina seguente
nel bel sito montano
aspro e struggente.

004_dolomiti NB

9.
Dal baule spalancato
fuoriusciva pungente
il golfino attillato
il calzone crescente.
«Riportami sul treno
voglio tornare indietro!»
imploravo gemente
sbirciando la foggia
del buio incombente
minaccioso e tetro.
«Non vedi la pioggia?
Perché, caro amore
vuoi andare alla stazione?
Di freddo si muore».
Mia madre, sapiente
(toccandosi il cuore)
(guardando oltre il vetro)
prometteva il sereno:
«Domani a colazione
c’è panna e zabaione!»
Fu padrona assoluta
dei ricordi più incantati
quella casa sconosciuta
sola sola in mezzo ai prati
sconvolta a sua insaputa
nei momenti più impensati
dalla folgorante morsa
di quel treno in corsa
(un assaggio di fumo
dal dolce profumo;
un passaggio di rumori
che strapazza i fiori;
un raggio di luce
che lontano conduce).

001_cortina arabi 740

10.
Per la mia famiglia stracittadina
priva di terra e di cantina
unico lusso fu villeggiare
(a Canazei e Cortina)
in prati freschi da respirare
e poi andare a visitare
sempre Venezia
(e non fu un’inezia).
Il treno
(tutt’uno nell’acqua)
appena arrivato
sul Canal Grande
già salutava Venezia
(ossequioso damerino)
con un bell’inchino;

002_venezia vaporetto 740

cavalcavo la valigia
sul mai-fermo zatterino
ed ancor con ingordigia
m’affacciavo al finestrino.
E c’era quell’effetto
ancor sul vaporetto
vibrante tra le pietre
annerite e tetre.
Finito il su-e-giù
del frenetico treno
(zitta e ferma la ruota
del cercare alieno)
noi figli guardavamo
dall’albergo dell’Angolo
il remo sciacquettare
tra le alghe all’angolo
del rio lagunare.
«Òhe, Òhe!»
gridava da eroe
(piegato sul fianco)
il gondoliere bianco.

003_venezia gruppo 1 740

11.
A piedi per Venezia
(indecisa fila indiana
di vagoncini umani)
il crescendo di bellezza
culminava nella piazza
pullulante di piccioni
bandiere e suoni.
Impeccabile mio padre
sbrigativo e preciso
fotografava lo struscio
dei sortenti-entranti
dal botolante uscio
dell’Escelsior-Danieli
mortalando, tra i veli
di quei lucidi cieli
le attrici in carne-e-ossa
i magnati alla riscossa
le persone strambe
le migliaia di gambe
le facce bronzate
ahimé rassicurate
dal grottesco successo
in fatto di sesso.

004_venezia piccioni 740

Anche noi piccini
grazie ai mangimi
da dare ai piccioni
grazie ai gelati
leccati e colati
(e ai pantaloni macchiati)
giungevamo eccitati
da mille emozioni
a riva degli Schiavoni
dove, come spezia
si dissolveva Venezia
e nasceva ventoso
ma privo di aroma
il cielo minaccioso
del ritorno a Roma.

005_venezia campanile 740

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 11 février  2014

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Il va-e-vieni del signor Treno I/III (Testamento immorale IV/I)

10 lundi Fév 2014

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Testamento immorale

001_viaggiatore 180

Il va-e-vieni del signor Treno I/III
(Giovanni Merloni, Testamento immorale IV/I, Manni 2006)

1.
Va il signor treno
bucando montagne e colline
infilando luminarie di paesi
correndo per mesi e mesi.
Va il treno, ago e filo
cucendo a fatica
il vestito imbastito.
(M’han detto che l’ago
trascina il dolore
di ferita in ferita
che il filo, presago
della speranza tradita
trafigge il cuore.)
Insidiosa come l’ago
è la locomotiva
(emotiva, esplosiva)
snodati a mo’ di filo
tutti ‘sti vagoni
(pigroni, ladroni)
si vestono e svestono
veloci come Fregoli
audaci come Marylin.

2.
Sui campi
tra i fossi, nel buio
mi sogno il vestito
da morto del babbo
il vestito da sposo
del nonno, il vestito liso
dello spaventapasseri
il vestito svolazzante
(appeso al finestrino)
di un fantasma galante.
Viaggiano
insieme, separati
su e giù per l’Italia
un vestito e un uomo.
Io sono quell’uomo
che cerca se stesso
su e giù per il treno.

002_anni 70 giovanni 180

3.
La sa soltanto il treno
l’incerta lunga storia
seppellita con me
in una catacomba
silenziosa e fonda
dove piove una stella
e si adagia sorella
Cecilia Metella.
Nel mio corpo di gruviera
senza dazio né frontiera
senza piede sul freno
entrava e usciva il treno.
In ogni buia galleria
davo segni d’euforia
di disperata energia
vedendo andar via
e tornar l’allegria
di ambulanti parole
afferrate nel rumore
e perdute nel sole.
L’ho mille volte raccontata
mai compiutamente
la mia vita stordita
avvilita e impunita
cullata e violentata
dalla corsa inarrestata
del treno.
Fu la vita gentile
nient’affatto scontata
di un uomo in viaggio
da maggio ad aprile
(passeggero clandestino
smarritore di biglietti
e di personali effetti
abusatore di concetti
detti e ridetti).
Fui ingombrante come
una signora grassa
scomodo come
un sedile di legno
ma viaggiavo leggero
sottile come un disegno
confuso come Omero
sconosciuto e cieco
come un santone azteco
(è uscito dal binario
colui che, impreciso
ha scritto nel suo diario
che m’avrebbero ucciso
senza volgere il viso
e con rito sommario).

4.
Lento come un vecchio treno
sgangherato e pieno
fui a volte imprudente
come una locomotiva.
A tratti indisponente
per l’energia eccessiva
vivevo tra gente
che non mi capiva.
Ignorato e ostacolato
(un Ulisse disarmato)
mi sono avventato
sul cammino ferrato
e viaggiando ho imparato
a gettar nella forra
degli error la zavorra.
Nel mio andar pendolare
ho imparato ad amare
a tacere e ascoltare:
non c’è nulla d’ignoto
poiché attorno ci ruoto
nell’intero pianeta
per me povero asceta
viaggiatore flemmatico
tra il Tirreno e l’Adriatico.

003_autobus 180

5.
Per questo pasticcio
che mi ha reso posticcio
e schiavo del capriccio
(come ognun viaggiatore
che passa le sue ore
correndo seduto
guardando fuori
raccontando di sé
prendendo il tè)
per questa diversità
che mi rende banale
per questa ubiquità
che mi rende assente
colui che si sforza
di sollevar la mia scorza
colui che, impaziente
non può capir niente
(e dietro un dito
si nasconde avvilito)
è mille miglia lontano
dal profilo inumano
del destino balzano
che mi capitò.

Giovanni Merloni

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 10 février  2014

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