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La migliore scuola, 1975 (Ossidiana n. 62)

28 lundi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

« Il personale è politico »

Sono il primo a restare sorpreso scoprendo, nelle pieghe delle mie lontane poesie d’amore, tracce chiare o contraddittorie di un discorso politico.
Sono anche stupito per un tale malessere, che mi portava a fare delle analisi lucide, nella realtà in cui vivevo, intorno ai segnali latenti di involuzione, di mancanza di coerenza e di tenacia anche in coloro che avevano così tanto voluto il cambiamento e la piena realizzazione della democrazia in Italia.
Com’era possibile un tale stato d’animo, nel 1975-1976, a Bologna? Proprio nel momento glorioso in cui il partito comunista italiano raggiungeva formidabili risultati alle elezioni regionali e politiche? Vedere il nero nel rosso di tante speranze che si ridestavano?
Era l’amore, coi suoi alti e bassi, che mi rendeva così pessimista? Di quali «strani maestri» parlavo?
Non certo di coloro che stimavo e frequentavo come padri e fratelli. Ma avvertivo, anche nella nostra isola felice, l’eco di un mondo che prendeva una brutta piega, di una democrazia imperfetta che era sempre più minacciata…
D’altronde, fu proprio nel 1975 che noi dovemmo subire la morte violenta di Pier Paolo Pasolini, un uomo che aveva avuto il coraggio di dire, in assoluta contro-tendenza, delle cose assai scomode, che nel tempo si sono rivelate terribilmente vere…
Avevo già, mi sembra, il presentimento di quello che stava lì lì per accadere. A cominciare dall’omicidio di Aldo Moro, la bomba alla stazione di Bologna, la grave corruzione che avrebbe segnato l’epilogo di una fase politica che aveva sempre ruotato intorno Democrazia cristiana o al partito socialista, fino all’arrivo di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati della Lega Nord…
«Il personale è politico…» si diceva in quest’epoca ormai dimenticata. Per dire che la vita del singolo non può restare chiusa in una camera stagna e viceversa. Del resto, ognuno di noi avrà sempre a che fare con la vita degli altri, la collettività, la politica.
Forse ci avevano autorizzati ad amare più liberamente che nel passato, ma ci hanno poi levato, giorno dopo giorno, il diritto di parlare, di dialogare, di partecipare a una discussione costruttiva. Nel momento preciso in cui l’Italia era pronta a diventare un paese libero, ne è stata bruscamente distolta, in cambio di una falsa libertà, basata sul denaro e sull’egoismo istituzionalizzato. Un paese «disturbato», il mio.
G.M.

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Foto di Giorgio Muratore, da Archiwatch

La migliore scuola

I
Ci hanno fanno credere migliore
questa scuola senza inutili scorie
tra le liane e i serpenti
di una buia giungla carnivora.

Ci hanno insegnato
a impostare la voce
su pungenti note selvagge.
Ci hanno inculcato
una lingua senza aggettivi
un dialetto senza accenti,
perché non ci sentissimo esclusi
dalla lussureggiante kermesse
popolata da sorridenti fanciulle
inanellate.

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Foto di Giorgio Muratore, da Archiwatch

Ben presto
questi strani maestri
si sono appartati
ben bene bardati
di specchietti e collane
intorno a un fuoco
o un gorgo improvvisato.

Ben presto
hanno rispolverato
i loro strumenti di tortura
le loro informazioni di seconda mano.

Ora lo sanno come fare a disfarsi
di coloro che preferiscono
l’anti-retorica
guappa e spensierata
delle parole storpiate
delle storie inventate
delle voci incontrollate
dei silenzi eloquenti
dei gesti irriverenti.

003_terme-di-cotilia
Foto di Giorgio Muratore, da Archiwatch

II
Dopo la battaglia
la collina scoscesa
fu invasa da boy scouts
da colonnelli in pensione
da una pioggia di biglietti
di illusorie cacce al tesoro.

Dopo la sconfitta
le donne che avevamo amato
finsero di essere alberi
incollati ai muri
di disadorni appartamenti di periferia.

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Foto di Giorgio Muratore, da Archiwatch

III
In questa società priva di senso
sarà futile qualsiasi speranza
di eventi propizi.
Il parcheggio della giovinezza
non si aprirà nuove strade
da assoggettare alle ruote dei passi.

Ma almeno, malgrado tutto
voglio avere vissuto, voglio avere lottato.

Ma almeno, nonostante
quest’anima derisa
e questo corpo ferito
voglio avere amato.

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

La calma del calamo fa sparire i rumori del mondo

25 vendredi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in il ritratto incosciente

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Ghani Alani, Parigi

001_alani 06 (1) 180La calma del calamo fa sparire i rumori del mondo

In occasione di una nuova visita a Ghani Alani, sono rimasto circa mezz’ora a osservarlo mentre lavorava. Come se assistessi, dall’alto di un promontorio, alla traversata di una barca che avanzasse lenta e calma nell’acqua ferma e tiepida del Mediterraneo al crepuscolo. Oppure ai gesti sicuri di Robin Hood (o di Guglielmo Tell) nell’atto di tirare la corda dell’arco contro il petto, prima di lasciar partire la freccia, dando già per scontato che questa colpirà proprio nel centro del bersaglio lontano, invisibile per le persone normali. Affascinato dall’alternanza del calamo e del pennello, io mi sono a lungo interrogato sul sesso dei nomi che diamo alle cose. Per esempio, calamo è maschile, mentre penna è femminile. Il calamo, che si fabbrica tagliando le canne, per assolvere alla sua missione ha bisogno della sua cavità naturale interna, creata dalla natura stessa per farvi colare l’inchiostro, anch’esso maschile. D’altra parte, avendo la punta tagliata sulla diagonale, il calamo somiglia a un flauto (mentre in francese il « roseau » (canna) è maschile e l' »encre » (inchiostro) è femminile…

002_alani 02 (1) 180

Mentre Ghani Alani lasciava scivolare l’inchiostro lungo i solchi invisibili che la sua anima creatrice aveva tracciato idealmente sotto la grande pagina, mi sono divertito a raggruppare da una parte i « maschi » e dall’altra le « femmine che entrano un gioco durante queste traversate minuziose o di punto in bianco brusche e vitali. Il calamo, il pennello, il flauto e l’inchiostro e il foglio di carta aerano uomini (o ragazzi) dell’atelier di calligrafia di Ghani Alani, mentre la pergamena e la pagina erano le « donne » (o le ragazze).
Mi sono allora ricordato du una vecchia disputa filosofica di circa quidici anni fa, a Roma, tra me il maestro Alvaro Vatri, all’epoca della preparazione di une mostra e du uno spettacolo per festeggiare i duemila e passa anni di ponte Milvio, un ponte romano vecchio quasi quanto la città di Roma, cosiddetta « eterna » : « Tra il ponte e il fiume, chi è l’uomo ? ci domandavamo. Chi è la donna ?
Qui, la pagina, cioè la pergamena potrebbe identificarsi col fiume, mentre il calamo-pennello, tutt’uno con la mano e il gesto creatore, sarebbe il ponte. L’inchiostro o il colore chi cola dal calamo alla pagina, senza mai sconfinare, potrebbe essere invece l’acqua del fiume che torna al fiume stesso, come se la ruota di un mulino le imponesse delle capriole continue…
D’altronde, è proprio Ghani Alani chi lo dice : “non ci sarebbe la notte se non ci fosse il giorno ; non ci sarebbe la vita se non ci fosse la morte e finalmente non ci sarebbe l’uomo se non ci fosse la donna”.
La calligrafia rappresenta, dunque, soprattutto un atto d’amore, un abbraccio più o meno prolungato, un incontro d’amore dove tutto si confonde in uno scambio carnale e sublime. La pagina diventa calamo, l’inchiostro diventa pennello. L’uomo diventa donna…

003_alani 03 (1) 180

Prima di salutarci, Ghani Alani mi ha dato da leggere una poesia, in francese, col permesso di pubblicarla qui sotto, dopo averla tradotta in italiano.

Giovanni Merloni

004_alani 08 (1) 180

La lettera scaturita dal mio calamo è un’innamorata

Il calamo con cui lei scrive è la sua stessa immagine
Dolce alla carezza, armoniosa allo sguardo
Il nero dei suoi occhi, piangendo, fa sorridere le pagine del destino.

Dalle sue labbra, cola la linfa o il veleno, lo spirito del suo innamorato.
Lei non ha altro maestro che quello che l’ha scolpita
Col suo soffio, lei a volte è il flauto e a volte la penna.
Conquistatrice dello spazio per volere dello scrittore,
Lei è nata sulla riva del fiume:
Così ha potuto afferrare la melodia dell’usignolo.
Stretta alla mano del suo signore
Di questo mondo può tutto possedere.

Lei ricama con la notte i vestiti del giorno.
Se comincia a parlare, lei non lascia alcuna chance a un parlatore;
Muta quando è in riposo, diventa l’eloquenza in persona quando entra in azione.
Lei non si prosterna mai, tranne che in fondo alla nicchia della pagina amorosa;
Lei non carezza che la pelle dolce della pergamena;
Lei può disperdere le armate, ma può anche riunire le truppe della pace;
Lei non si disseta che inebriandosi all’acquasantiera dell’inchiostro per calmare così la sete di intelligenza.
Il liquore della sua bocca è la rugiada delle praterie della pagina;
A volte, lei ne diventa il torrente furioso.
Io la sento canticchiare, descrivendo le sue gioie e le sue infelicità.

« Sono stata innaffiata e cantata
E oggi, io innaffio, io canto.
E scrivo anche in bella calligrafia;
Mi chiamano canna
Per alcuni io sono la felicità;
Ed è una mano che mi fa cantare. »

Le sue lacrime sconfinano riempiendo le pagine
I suoi occhi scoccano frecce che arrivano al cuore degli innamorati;
Sotto i suoi denti lo spirito degli uomini si curva.
Una volta, l’ho sentita paragonarsi alla spada e dire

« Mentre io uccido senza versare alcun sangue
Tu, invece, massacri seminando la desolazione. »

Ghani Alani
(traduzione in italiano : Giovanni Merloni)

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La lettre de mon calame est une amoureuse

Elle écrit avec un calame qui n’est autre que son image
Douce à la caresse, harmonieuse au regard
La noirceur de ses yeux, en pleurant, fait sourire les pages du destin.

De ses lèvres, coule la sève ou le poison, l’esprit de son amoureux.
Elle n’a d’autre maître que celui qui l’a sculptée
De son souffle, tantôt elle est le ney, tantôt elle est la plume.
Conquérante de l’espace par la pensée de l’écrivain,
Elle est née sur la rive du fleuve :
C’est ainsi qu’elle a capté la mélodie du rossignol.
Enlacée à la main de son seigneur
Elle peut tout posséder de ce monde.

Elle brode avec la nuit les habits du jour.
Qu’elle commence à parler, elle ne laisse aucune chance à un parleur ;
Muette quand elle est au repos, elle est l’éloquence même lorsqu’elle est en action.
Elle ne s’est jamais prosternée qu’au sein du mihrab de la page amoureuse ;
Elle ne caresse que la peau douce du parchemin ;
Elle peut disperser les armées, comme elle peut réunir les troupes de la paix ;
Elle ne se désaltère qu’en s’enivrant au bénitier de l’encre pour apaiser ainsi la soif d’entendement.
La liqueur de sa bouche est la rosée des prairies de la page ;
Parfois, elle en est le torrent furieux.
Je l’entends chantonner, décrivant ses joies et ses malheurs.

« J’ai été arrosée et chantée
Et aujourd’hui, j’arrose, je chante.
Et même je calligraphie ;
On m’appelle roseau
Je suis le bonheur pour certains ;
On me fait chanter de la main. »

Ses larmes débordent pour remplir les pages
Ses yeux décochent des flèches qui atteignent le cœur des amoureux ;
Elle courbe l’esprit des hommes sous ses dents.
Une fois, je l’ai entendue se comparer à l’épée en disant

« Moi, je tue sans verser le sang
Et toi, tu massacres en semant la désolation. »

Ghani Alani006_alani 09 (1) 180Questo blog è protetto dal ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

Per tutta la vita, 1975 (Ossidiana n. 61)

22 mardi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

002_recollets 02 180

Bar estivo all’aria aperta nel recinto dei Recollets (Paris Xe)
sede dell’Ordine degli Architetti francesi

Per tutta la vita

I
Desidero un bagno
in una cascata
che scrosti le scorie
di questa guerra
il fango delle paludi
della confusione
degli escrementi
dei piccioni morti
delle tue parole
il vomito di sangue
della mia paura di soffrire.

Desidero riappropriarmi
del mio corpo
senza peso
della mia pelle senza colore
della mia testa
senza ossessioni.

Desidero il tuo abbraccio
tra foglie di leggenda
in uno statico quadro
di Leonardo.

Desidero quel clima di gioco
con cui è stato rischioso
scherzare.

Desidero il tuo sguardo
la solida roccia
del tuo sospiro
delle tue braccia.

003_recollets 03 180

Bar estivo all’aria aperta nel recinto dei Recollets (Paris Xe)
sede dell’Ordine degli Architetti francesi

Desidero per tutta la vita
questo distacco
con cui sorrido
comprensivo e complice
agli imprevedibili eventi
di una vita diversa
inconsueta.

Desidero un ordine di cristallo
e una casa liquida
trafitta dal sole verde.

Desidero che tu mi accetti
che tu mi scelga
che tu mi riconosca
quello che tu hai tolto
quello che tu hai messo.

004_recollets 04 180

Bar estivo all’aria aperta nel recinto dei Recollets (Paris Xe)
sede dell’Ordine degli Architetti francesi

II
Bisognerebbe stare alla larga
da coloro che teorizzano
il proprio contingente equilibrio
da coloro che rigettano l’angoscia
da coloro che amano la vita
da coloro che si difendono
con ogni arma
da coloro che
inevitabilmente
ci trascinano.

Bisognerebbe stare alla larga
da persone come me
e come te.

005_recollets 05 180

Bar estivo all’aria aperta nel recinto dei Recollets (Paris Xe)
sede dell’Ordine degli Architetti francesi

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta da ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

Ex abrupto, 1975 (Ossidiana n. 60)

16 mercredi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

001_cappelli dodo 180

Anch’io

Anch’io posso avere un senso
un rapido profilo
un capo e una coda.

Amarezza non è malinconia

Amarezza non è malinconia.

Amarezza è lo scherzo insensato
che ci piomba addosso
quando la passione, ottusa,
rotola a terra.

Amarezza è la forza
di guardarsi allo specchio
e restare ben saldi
scrutando
l’inutilità ritrovata,
e il vaso mai colmo
del nostro bisogno d’amore.

002_danzatori scoloriti

Ogni giorno è il primo e l’ultimo

Cos’è la bellezza
cos’è il dolore
ogni giorno è il più bello
ma anche il più triste.

Cos’è la giovinezza
cos’è la vecchiaia
ogni giorno è il primo e l’ultimo.

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta dal ©Copyright

TESTO IN FRANCESE

La nostra casa è un albergo, 1975 (Ossidiana n. 59)

13 dimanche Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

001_photo cèze più gérard 180La nostra casa è un albergo

La nostra casa è un albergo.

La nostra terrazza
è la terra levigata
di un deserto che scotta.

Il nostro giardino senza recinti
è l’erba calpestata
di un privato proprietario
che ci ospiterà
fino all’alba.

I nostri vestiti scuciti
scivolano sull’asfalto
mentre corriamo,
a braccetto,
come due strani clown,
sempre salutando
quello scombinato casolare.

002_ossi_nuova 180

Forse un giorno

Forse un giorno
un cavaliere inesistente
del tutto indifferente
ti rapirà
con disinvolto galoppo
e fumi di polvere
intorno alle tue porte di pietra.
In mezzo alla cenere rossa
la sua piuma pervinca
trascinerà a terra la statua di calce
del nostro straziante monologo.

Aspettandolo,
il tuo corpo nudo,
spezzando il nodo che ci legava
sconvolgerà la duna
rivelando tra noi
uno strano deserto
di solitudine
dove si nasconde la forza
dimenticata
degli slanci d’amore.

Se ci penso, solo Ieri
le tue parole assediate
correvano intorno ai miei occhi
nella stanza assolata
di un ring sotto i riflettori.
In quel recinto inespugnato
nudi, ci carezzavamo,
senza mai pensare
senza mai montare sulla torre su in cima.

Nonostante
questa prova avvilente,
quel galante cavaliere inesistente,
con un gesto elegante,
mi ha ridato il suo vestito
il suo elmo insanguinato
i suoi guanti polverosi. Tra poco
lo spiraglio del tuo sguardo
traverserà il recinto d’ombra
del mio cuore guerriero
risuscitato
pronto a gridare.

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta dal ©Copyright.

TESTO IN FRANCESE

 

Il mio primo «libro» in francese

10 jeudi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in il ritratto incosciente

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Proprio ieri, 9 settembre, il giorno del compleanno di mia figlia, la posta mi ha consegnato un grazioso pacco contenente alcune copie del mio primo libro in lingua francese : « Poèmes d’avant l’amour », pubblicato dalle «Éditions des Poètes français». Sono perfettamente consapevole di quello che ciò significa. Ma sono tranquillo, fiducioso, contento di poter «trasmettere» qualche briciola di un discorso fin troppo lungo.

Giovanni Merloni

001_bouquin (1) 180

002_bouquin 002 180

003_bouquin 003 180

Lo stesso entusiasmo distratto, 1975 (Ossidiana n. 58)

07 lundi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

003_ossidiana doppia 180

Lo stesso entusiasmo distratto

Beninteso,
sono gli stessi luoghi
soggetti alla stessa ombra sorniona
con i loro vestiti da cerimonia,
con i loro sorrisi vuoti
indelebili sotto i lampi
di una stampa distratta
che sa già tutto, prima di arrivare.

Di certo,
altre fate
scherzose manipolatrici
bucheranno prima o poi
con le loro figurine carismatiche
quest’aria vecchiotta
quest’ombra cortigiana.

In questi luoghi
imbruttiti o abbelliti dal tempo
sarà sempre scolpita
la nostra voce zoppicante
ignara di vivere, pronta a morire
passando.

Ben volentieri
ci torno
anche se tu non lo farai.

Ben contenta,
tu acciufferai questo vento
anche se io non ci sarò.

Forse ogni pietra,
ogni cartello imbrattato
si ricorderà di me e di te
rivedendoci
intimamente avviluppati
nello stesso entusiasmo distratto.

001_ossidiana 003 180

Hai un appuntamento “in centro”

Hai un appuntamento “in centro”
in una città con i negozi illuminati.
Ma c’è ancora il sole
e le mani calde
e il caldo nello stomaco
e i colori prima del tramonto
disegnano e invadono
come nebulose
le tue forme sonnolente
il tuo passo veloce
verso un punto lontano
verso di me.

002_ossidiana 004 180

Fiorellino impigliato nella mia giacca

Fiorellino impigliato
nella mia giacca
conchiglia rosa
per i miei sassolini bianchi
ape regina
ape laboriosa
cicala vagabonda
mia carezza liberty
tra i sordi rumori
della vita violenta:
Ossidiana.

Giovanni Merloni

Questa poesia è protetta dal ©Copyright

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Ho deciso di scriverti, 1975 (Ossidiana n. 57)

01 mardi Sep 2015

Posted by biscarrosse2012 in poesie

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Ossidiana

001_j'ai décidé 003 180

Ho deciso di scriverti

Ho deciso
che non farò niente
per ricordarti
(tanto è inevitabile)
niente per dimenticarti
(tanto è impossibile).

Ho deciso
che chiuderò con cura
la porta definitiva
del silenzio
lasciando fuori
gli inutili bilanci
le vane elucubrazioni
su ciò che è stato
oppure
su tutto ciò che poteva
succedere
se fossimo nati biondi
come tu dici,
e più intelligenti
dotati di uno spirito libero
più perspicace e civile.

Ho deciso
che sarò forte
che non mi farò schiacciare
né mortificare
e lotterò ancora
per essere me stesso.
Lo farò per te
lo farò contro di te.

Ho deciso
che non smetterò
di guardare nella tua stanza
in mezzo al corridoio.

Certo, il mio sguardo
sarà obliquo
e il mio cuore scoppierà
vedendoti, di profilo,
intensa, pronta a esplodere.
Ma ho deciso
che, un giorno
racimolerò, te lo prometto
la forza
di rivolgerti la parola
lasciando libere
le mie frasi sghembe
di mescolarsi
alle tue folgorazioni
cupe, ogni volta
che avremo voglia
di parlare di quello che ci resta
in comune
dello strano destino dell’amore
di quanto resta in vita
nei nostri corpi dimenticati.

Ho deciso
che ogni giorno innaffierò
il fiore impetuoso
della tua assenza.

Ho deciso di spedirti
un telegramma
dicendoti che resterò solo
che non avrò più fretta
né precipitazione
che non sarò
come dici tu
pesante e maldestro,
che non mi butterò via
che mai, mai
ti tratterò male.

Ho deciso
che non crederò
ai tuoi ritorni di fiamma
né alla tua nostalgia
ritardataria
ma sarà sempre ingiusto
troppo duro per me
decidere di cancellare
d’un sol tratto di penna
il tuo nome,
perfino nel giorno
favoloso e lontano
che ti avrò dimenticata.

Giovanni Merloni

Il disegno e la poesia qui pubblicati sono protetti dal ©Copyright.

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