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La nostra casa è un albergo.
La nostra terrazza
è la terra levigata
di un deserto che scotta.
Il nostro giardino senza recinti
è l’erba calpestata
di un privato proprietario
che ci ospiterà
fino all’alba.
I nostri vestiti scuciti
scivolano sull’asfalto
mentre corriamo,
a braccetto,
come due strani clown,
sempre salutando
quello scombinato casolare.
Forse un giorno
Forse un giorno
un cavaliere inesistente
del tutto indifferente
ti rapirà
con disinvolto galoppo
e fumi di polvere
intorno alle tue porte di pietra.
In mezzo alla cenere rossa
la sua piuma pervinca
trascinerà a terra la statua di calce
del nostro straziante monologo.
Aspettandolo,
il tuo corpo nudo,
spezzando il nodo che ci legava
sconvolgerà la duna
rivelando tra noi
uno strano deserto
di solitudine
dove si nasconde la forza
dimenticata
degli slanci d’amore.
Se ci penso, solo Ieri
le tue parole assediate
correvano intorno ai miei occhi
nella stanza assolata
di un ring sotto i riflettori.
In quel recinto inespugnato
nudi, ci carezzavamo,
senza mai pensare
senza mai montare sulla torre su in cima.
Nonostante
questa prova avvilente,
quel galante cavaliere inesistente,
con un gesto elegante,
mi ha ridato il suo vestito
il suo elmo insanguinato
i suoi guanti polverosi. Tra poco
lo spiraglio del tuo sguardo
traverserà il recinto d’ombra
del mio cuore guerriero
risuscitato
pronto a gridare.
Giovanni Merloni
Questa poesia è protetta dal ©Copyright.
TESTO IN FRANCESE