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l'uomo arbusto 740

Giovanni Merloni, L’uomo arbusto, biro su scottex, 2010

Mi parli di un’altra città 

Mi parli di un’altra città
dove vivono e amano altre persone.

Vagamente lo so, tu mi parli
di gente straniera, di muri,
di porte scale fontane
dell’acqua che corre
del sole che prosciuga
di amori che traversano le strade
di valigie giornali caffè
dove sfiori, impaurita, le ombre
sconosciute, le penose atmosfere.

Ma quelli li conosco, tu dici
in fondo si parla la stessa lingua
in fondo si beve in bicchieri
di vetro, si mangia
su tavoli anonimi
si ride si rivalizza si diventa fratelli
e son sempre le stesse le stupide frasi
che colmano il cuore di gioia
mi sai dire il perché ?

Non basta avere mangiato
con uno di loro.

Ferrara, Torino, Palermo
si sa, ci piove d’inverno
e l’estate brucia, e gli alberi
son sempre platani, o ulivi,
non basta, dammi retta
uscire da una stazione
avendo dormito in un letto
avendo mangiato con qualcuno
che non vedrai mai più.

Quella mi raccontò tutto, mi dici
e se domani se ne va
o se muore
nel mio corpo rimarrà, ben scolpito
il suo scabro testamento. Se è viva,
vorrà rivedermi, lo so.

Mi parli di un’altra città
dove altri sprecano e amano il tempo
dove io non potrei trovare
né i fili né le reti
di quel tempo amato
di quel tempo sprecato.

Mi parli di viali lontani
percorsi col cuore
fino alla fine,
fino alle luci,
fino alle piazze buie
fino agli andirivieni senza luci
della delusione.

Mi parlo da solo
di quello che ignoro
di ciò che perfino so troppo
mi parlo lo stesso
annusando nell’aria
quel vago mistero
che mi lega ai miei muri
e mi porta lontano.

Giovanni Merloni

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