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Non so proprio

Insieme ad altri giorni
che si rotolano nella sabbia
il viso marrone
i denti luminosi
i capelli appiccicati
anche oggi sto fermo e mi sconvolgo
mi rigiro come nel vomito
affacciato a lambire la terra
il fango
le scie di ruote claudicanti.
Anche oggi conosco lo stupore
di fronte al silenzio di fuori
di fronte al calore di parole di dentro
al calore infuocato di versi
di cenni maldestri
di inviti alla compiacenza
alla cosiddetta pace umana.
Sono più solo e curvo
più bello e lucido
più sofferente e madido
di acqua di pianto.
Il mio male è la morte
è l’essere prigioniero
è l’essere onesto, morale
laborioso
e la voglia di rubare
di essere steso e Ricco
è l’essere pensoso e concitato
stanco e attento
nevrotico e sonnolento
è l’improvvisa furia di nuove cose
di nuove terre, di nuove donne.
È la mia intimità estroversa
la mia sofferenza
trasformata in gioia
la mia pena spiata
e copiata su un piccolo foglio
o scolpita su un nastro di parole.
E so tante cose
pure belle
tante storie e films inventati
e voglia di sedersi
intorno a un disco
e tacere come indiani.
E so anche tante croci
passi che si ascoltano
che ritornano indietro
incubi dell’entroterra
che sono nati là,
tra le case
oltre il vento.
La mia città mi imprigiona
e la gente mi guarda e non mi vede:
questa è una fortuna.
Sono solo tra gli altri
solo perché non so rubare
non so tradire
non so scappare
non so essere un olivastro
venditore di fumo.
Perché non so vendere
che la mia ingenuità
il mio estro fuori tempo
la mia gioia per la vita
in soldoni
le mie energie di vita
forse del passato
un passato provinciale.
Non so esistere
avere un viso da personaggio
non so essere nemmeno
veramente maldestro
non so proprio.

Giovanni Merloni

TEXTE EN FRANÇAIS

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