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Torino, 29 dicembre 2011
Sul binario morto (1989)
Una locomotiva a fari spenti
di continuo si volta, come una chioccia impaurita
e contare i vagoni. Erano sette,
uno di loro è sparito, deragliato via
rapito e complice dei rapitori
bloccato in uno spiazzo d’erba
ad aspettare un segnale.
In gran segreto, su quel vagone sperduto
è nata un’Idea.
Negli scompartimenti letto
chi aveva la voglia non si è accorto
dello strano buio di un treno fermo,
chi aveva voglia ha amato
baciato leccato graffiato e poi fumato.
L’Idea riempì lo scompartimento
uscì nel corridoio piegato da un lato
cercando di passare inosservata
davanti a coloro che, malati
o solo svogliati, non amavano
né fornicavano, né giocavano a carte.
Ma l’Idea dovette venire a patti:
si formò subito una carovana
dietro di lei, disposta ormai
a seguirla ovunque.
Torino, 29 dicembre 2011
Mamma locomotiva, babbo treno,
per figli sette vagoni
gusci di acciaio che stracciano l’aria
scavalcando distanze e voci.
Ogni vagone ha una testa e un sedere
braccia per stendere coperte e bucare
biglietti, gambe a forma di ruote per correre
sempre correre ogni tanto strusciando
ferro contro ferro – e sono fischi fortissimi
ogni tanto saltando mollemente
come botti di vino sull’erba.
Ci fu un controllo più serio,
chi aveva autorizzato
il vagone con le automobili sopra
a fermarsi a Bologna?
Perché viaggiare sempre?
E’ un’ossessione, osservarono
i più. Perché viaggiare davvero,
sul serio, correndo da qui a lì?
Torino, 29 dicembre 2011
Ecco l’Idea, portata a spasso
da un’attillata camicetta bianca
(spingeva un seno strepitoso
e una gran voglia di vivere
contro quel bottoncino di madreperla):
“Stiamocene qui fermi. Sta venendo l’alba.
Per chilometri e chilometri intorno
non si vede nessuno. Zone disabitate
dove c’è tutto. E non arriva la televisione…”
Torino, 29 dicembre 2011
Ma chi era il vagone numero sette?
Gongolo? Mammolo? Di sicuro
uno dei due. Il vagone Dotto è pieno di professori
e manager che scrivono su computer portatili
orribili relazioni che nessuno dovrà leggere.
Il vagone Pisolo è pieno di giovani
trentenni, nati nel ’68, autorizzati
a fare tardi la sera, a dormire in treno e poi,
con comodo, a tornare a casa.
Il vagone Eolo ospita cantanti, attori
musicisti da strapazzo e arpe eoliche.
Il vagone Cucciolo nasconde il dito:
Il vagone Brontolo non si staccherebbe mai
dalla sua locomotiva italiana
pubblica e privata, senza la quale
non saprebbe per cosa brontolare.
Torino, 29 dicembre 2011
Sono rimasti fuori,
appiedati a salutare
i genitori dei trentenni e dei nani
soli a sgobbare per tutti loro
soli a morire, senza mai ricordare
un tempo e un luogo dove hanno viaggiato.
Giovanni Merloni
écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 13 mai 2014
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