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Io e il mondo non ci capiamo (seconda parte)
(capitolo II/II, Testamento immorale, Manni Edizioni, Lecce 2006)
(testo precedente)
9.
Non mi piace
un mondo così :
insieme alle parole rare
spariscono le persone
con cui si può parlare.
Me ne devo andare
rompere lo specchio
della vita pendolare
tra un me vero e uno finto
tra un me frenato e un me spinto
vincitore e vinto
pittore dipinto
scrittore scritto
conquistatore sconfitto.
10.
Montando forse
su una rocca buia
irta di sterpi
capirò il motivo
di questa imperscrutabilità
di questa inavvicinabilità
incomprensibile.
Spargendo colla, forse
sulle ciglia grigie
dimenticherò i bagliori
dei viali della periferia
cancellerò dalla testa
gli affanni di voci
le piccole dolcezze rubate
le staffilate crudeli
inghiottite ridendo.
11.
Rarefatto nel silenzio
(dormono tutti
anche i fantasmi e i morti)
spiazzato e incerto
ascolto una per una
le parole mozze
scomposte, farneticanti
lente come un funerale
veloci come uno scioglilingua
(non le riesco a fermare) :
«Tu, tu hai sbagliato
nell’errore hai perseverato
non hai fatto questo
né quello». «E lei?
Dov’era lei?
L’avete vista?»
Mi ricordo
l’onda sgraziata
della folla, l’onda
inconfondibile
dei tuoi capelli quando
mi venivi incontro.
È così,
proprio così, come dici tu :
tutto spariva.
Bella o brutta
ci svolazzava intorno,
leggera, la spiegazzata
coperta del mondo.
12.
Nel fondo buio del cielo
che mi fa da specchio
si perdono le nostre parole.
Non trovo quelle parole
ma sempre altre parole.
Sono persone vive
quelle che cerco
tra loro ci sono
addirittura
coloro che mi hanno
insegnato a parlare
a scherzare, a rinchiudere
le parole nei gesti.
Sono ancora qua dentro
lampeggianti e mortali
le antiche corrispondenze
d’amorosi sensi
le vecchie carte strozzate
da fiocchi profumati.
Oppure le ho perdute.
La mia vita trapassata
torna a penzolare
tristemente
in un gelido secchio
dentro un pozzo lunare.
13.
Almeno un occhio
lo devo chiudere
se voglio vederle
affiorare repentine
oltre la ringhiera cieca
le voci chiamanti
lontane, sfuggenti
eppur chiare e immortali.
Sullo schermo impolverato
del film riesumato
una passerella di parole
con fattezze di persone
attraversa il castello diroccato
di un cervello sorpassato
arrivato, andato.
Il mio.
Giovanni Merloni
écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 10 janvier 2014
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