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Sto fermo
Sto fermo.
Abbandonato ai gesti consentiti
ridisegno le pensiline bianche
il mosaico di volti di calce
di scoloriti ruscelli celesti.
Sto fermo, sguarnito
senza più le armi di cartone
la corazza di cuoio
l’elmo di plastica
il bavero di merletto
senza più
la fascinosa peripezia
di un labirinto
tra le nuvole dell’incoscienza.
Sto fermo
su una spiaggia sicura
dove tramonta, dove albeggia
dove i tuoi occhi
spuntano come ossi bianchi
dalla morte verde azzurra del mare.
Sto fermo
davanti ai duecento film
dell’allegoria, del coraggio
dello smascheramento
del tu per tu
dei rumori citati
degli abbracci, dei saluti.
Sto fermo, tra i fratelli
il nostro corpo bianco
la serpeggiante noia
la piacevolissima angoscia
del vento, di Roma.
Sto fermo
ritrovato, fragile ma vivo.
La fantasia di nuovi gesti mi porta
molto vicino
a quello stupore dei gelati
a quella gara eccitata
delle parole
e anche da solo
con buffa temerarietà
disarmato, felice
potrò nuovamente
accedere al mondo kitch
dei benevoli sorrisi
dei rituali, dei conformismi
al mondo grigio e giallo di una lotta
caldeggiata e osteggiata dal sole.
Sto fermo
senza futuro dentro la vita.
Giovanni Merloni
TESTO IN FRANCESE
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