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roma fiume Camminavo da solo col sole alla nuca

Camminavo da solo col sole alla nuca
distratto dal giorno.
Riflesso nell’ombra, in un muro
trovavo distesi i miei giorni
felici oppure copiati e di maniera
ispirati al grido del « pastore errante »
in un prato alle « cinque della sera »
(sentivo in me Pavese scontroso
e il suo amore deluso crollato per sempre,
poi parlavano in me Kafka e Brecht
e tutto cambiavano del mio panorama).

Fui ai piedi di una statua del Pincio
e sentii i miei passi ribellarsi
colorare di parole diverse
le umide case, i cori, i lamenti.

Sul Campidoglio cavalca Marcaurelio
e c’è tanta potenza nei suoi occhi :
Moravia, Pasolini e Carlo Levi
sono gli idoli di quest’ora.

Scontrato da un solito volto
che ha intorno quei capelli chiari
e nelle sue parole lontane
ho ritrovato quei passi tra l’erba
e quella insistente domanda.

Quel volto veniva con me, che mi manca,
e copio i suoi occhi
nel mare di voci immortali
(di Mann, di Camus e Bassani)
ora, per poco, mie.
omino verde 62Sciogliete quel viso
e scoprirete, vi dico
negli occhi decifrati la morte
(proprio lei vi parlerà
come una straziante sirena).

Mare immenso
ho capito il tuo sguardo
ho dipinto di nero un tramonto
che era chiaro
quel mare eri tu
nel suo volto ti ho riconosciuta
che parlava con dolci parole.

Odiarti ?
Sotto quell’orribile monumento
al Milite Ignoto
era certo più facile.
Io camminavo da solo la mia Roma
in cerca di te coi miei poeti
senza mai trovarti.
Ma invece
se per caso ti incontravo
mi davi fastidio
allora copiavo il fastidio
tra queste parole.

Ritrovavo i tuoi occhi
e ci guardavo dentro con molta fiducia,
(copiavo poi la fiducia)
raggiungendo oramai
l’esser solo del tutto, il piacere
di sprofondare il ricordo nei passi.

Giovanni Merloni

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