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Piedi per terra
Aprite la televisione
dove giostrano due finti
(gli operatori non si vedono)
e una mano vi porge il prodotto:
lo stordimento sintomatico del cervello!
Sedetevi con la sambuca
(occhi socchiusi
luci spente nessuna ombra perciò
né musiche né drammi)
una diga ci si rompe in casa, così
oppure due si baciano
in casa vostra
e qualcuno molto ragionevole
(un ministro
o un comico di carriera
o una carriera di comico
o un ministro che fa carriera
o un comico che fa carriera di ministro)
qualcuno che conosce
le regole del gioco
vi spiegherà la sua idea di carriera…
Scusate, vi farà pensare
All’orrore della miseria
e vi dirà: spogliatevi, subito,
che vi costa dare il cappotto
a quel bambino lì
(parlando addita
proprio la vostra finestra,
ecco, pensate voi
visto che non c’è nessuno
tanto vale chiudere lo spiffero
per di più che avete la raucedine
dunque se quello ne parla ancora
tanto vale chiudere il televisore.
Cenare davanti allo schermo acceso
portandosi il cucchiaio sul mento
andare a letto
dopo avere orinato, dormire
dopo avere spento
(perché la luce costa)
accorgersi di non avere scambiato
una sola parola
qualcuno invece si mette a parlare
un altro cerca di convincere
la donna recalcitrante
e se quella si rifiuta
sveglia tutta la casa
uffa!
Insomma, andare a letto,
entrarvi, evitare che cigoli,
spegnere, cercare i seni
e le ascelle
e premere con i piedi le lenzuola
stringersi nel buio pesto
o nella penombra chiara,
crollare, scrollarsi,
entrare e uscire
ci manca
sempre più il respiro
soffocare così non è bello
apri lo spiffero, chiudilo
non vedi che qui non c’è niente
nessun mozzicone tra le labbra
neppure una sigaretta da ieri.
A tentoni vestirsi
cercare i pantaloni, il fazzoletto
uscire di casa
girare la chiave due o tre volte;
per strada scontrarsi contro
donne e uomini
variopinti
di notte come di giorno.
Rimettersi a letto,
ma questa volta con la febbre
senza rinunciare alla sigaretta
giusto comprata,
negare il proprio affetto
negare negare ….
abbracciarti e stringerti
le reni, meccanicamente
sudando. La mattina
pepepè pepepè pepepè
come una SIRENAAAA!
Tocca alzarsi
sbarbarsi
apparire decenti
e stupidi
e ingenui
e deficienti
e fiduciosi
e felici
e spiritosi
e innocui
e onesti
e utili
e generosi
e disinteressati
e attenti
e laboriosi
e amorosi
e versatili
e disinvolti
o inibiti
apparire totalmente vuoti
ma ben rimpinzati
di fandonie e di colazione.
Partire
tra gli altri
e vedere (stupiti)
la vita che torna a funzionare
tutto che si mette in moto
comprese le ragazzine e i ragazzacci
i farabutti e gli impostori
e anche le nostre braccia
il nostro qualunque lavoro.
Volare
a cento all’ora
sull’autostrada
dopo aver fatto il pieno
con me una donna vicina
fermissima finalmente:
è la segretaria
di quarantacinque anni.
Un po’ di respiro
(tutti i vetri dei finestrini aperti).
Incontrarsi in vie lucide di nebbia
e volare, appunto
sopra un lago
un dosso
una fila di alberi
di cui non sappiamo il nome
un cane morto nella strada
e anche noi ci passiamo sopra
una montagna dallo strano nome
dal profilo pauroso.
Sfogliare ansiosi
quaderni di verbi, di versioni
ricordi di lunghe telefonate
sembra incredibile
una ingenuità così totale
e queste passioncelle
che bei tempi
chissà se vale la pena di …..
Fermarsi, cambiare una ruota,
avvertire il freddo pungente
e poi per le vie larghe
in cerca del nostro rivale in affari
che ha la Porsche.
Crepare di rabbia
poi mangiare come gonzi
battendosi le spalle
ricordarsi, di colpo
i bambini che crescono maleducati
la moglie che ci tradisce
il sesso che ci lascia…
Crepare di infarto
sputare sangue lungo le labbra
lasciarsi andare, fare testamento
un giorno qualsiasi
ricordando….
Ma senza avere il tempo né la forza
di richiamare alla mente
niente di niente
dei nostri gesti dissociati.
Sono altri quelli che ci daranno una bara
e una fossa,
mentre i nostri figli smidollati
scendendo dal coupé
si daranno arie da snob.
Prepararsi a morire
in mezzo a quei volti
con un ultimo sospiro
di circostanza…
Parlare gridare
senza più freni inibitori
e alla fine morire davvero,
ma coi piedi per terra.
Giovanni Merloni
Questa poesia è protetta da ©Copyright
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