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Vista la brevità dei versi di oggi, vorrei inviare ai miei lettori una raccomandazione. Innanzitutto, io non sono il solo ad amare Venezia et a considerarla la più bella città del mondo. Poi, ne ho parlato e sognato a più riprese. Del tutto banalmente, come per la maggior parte dei mortali, Venezia è stata per me la meta privilegiata di viaggi familiari, di viaggi di lavoro e culturali, il luogo del mio primo viaggio di nozze, ma ache di fughe segrete e inconfessabili, realmente vissute o immaginate…
E’ vero che nel febbraio 1965 ebbi l’avventura di incrociare Le Corbusier, mito assoluto per la mia generazione, mentre artraversava con i suoi grossi occhiali e il cravattino a farfalla piazza San Marco, inseguendo una perfetta diagonale.
Ma non è affatto vero che io abbia mai avuto degli incontri ravvicinati con Diva, personaggio mitico anche lei. Non posso d’altronde negare che durante la nostra coabitazione nel pieno della mia adolescenza, elle mi aveva suscitato delle vere e proprie nonché intense pulsioni alla sperimentazione amorosa.

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Foto : Collezione Fratelli Merloni. Riproduzione vietata

E’ soprattutto per colpa dei miei sogni irrealizzati che ho intitolato « immorale » il testamento poetico di una vita dove l’entusiasmo, la goffaggine e la provvisoria mancanza d’attenzione non hanno mai sfiorato una qualsiasi cattiveria. È immorale dirlo?

Venezia II/VII (capitolo V,14, Carrozza Ristorante, Testamento immorale, pagg.72-73 Manni Edizioni, Lecce 2006)

Eravamo a Venezia;
di prima mattina
la famiglia dormiva.
Oltre il calle oltre il rio
la terrazza era in ombra
dell’Antico Pignolo: [1]
la ragazza di ramazza
carezzava le foglie
(un piccion punteruolo
le beccava i piedi).

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Tintoretto, Susanna e i vecchioni, Vienna Kunsthistorishes Museum

Fingevo di dormire
in un letto da campo
affacciato sul cortile
(unico scampo
al mio corpo virile).
Silenziosa Diva
strusciava la gonna
contro il muro
scorgendo ben duro
il mio risveglio impuro.
Per uscir sulle scale
ci doveva passare.
Chiusi gli occhi
Diva sollevò il lenzuolo
sospirando forte
e posò leggermente
la punta della bocca
sulla mia
(poi credo svenne)
(io persi le penne).

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Giovanni Merloni

NOTE


[1]  Uno dei più famosi ristoranti di Venezia.

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 5 juin 2013

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