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Roma, via Appia Antica, 1961
Una poesia fondamentale
I
Una donna si china.
Dal suo grembo,
come un nodo disciolto,
si sprigiona quel grido
lo stesso ch’io sputavo
piangendo
il giorno che uscii
nella vita.
Non saprò mai rispondere a una domanda
rivolta a me stesso.
Roma, Aventino, Giardino degli Aranci
II
Ho infilato di corsa
una strada incastrata tra i pini
(tronchi dritti e ben vivi
appoggiati sul nulla,
che parlavano quasi
mentre il vento voleva
scaraventarli nel cielo).
Scivolando nel buio,
ho attraversato
le voci dei vivi e dei morti,
il tonfo delle ruote,
il silenzio triste del vento.
Correndo, mi avvicino
alla tua porta,
la mia guancia infuocata
oramai sta strusciando
il tuo cuore di velluto.
Roma, Aventino dal Lungotevere
Dietro i pini agitati
le ringhiere tagliano il mare.
Un mare dettato
da un viaggiatore,
un mare gridato
da un affogato,
dove tu navighi, nuda.
Dentro al buio, la luna
sorprende gli ardori
di due amanti stranieri.
Tra cortecce ed ortiche
sprofonda un odore diverso.
La mia lunga mano ti prende
farfalla, glicine
fiore d’arancio
gioia grande venuta davvero.
Roma, Aventino, discesa.
Giovanni Merloni
écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 28 juin 2014
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