Étiquettes

001_passage du désir 180

Ho scritto sulla roccia

Ho scritto sulla roccia
la poesia di quell’uomo dalla voce grave,
che era andato vestito di nero alla festa
e ne era tornato, sgualcito
e innamorato.

Ho fatto tante cancellature
che il buonsenso o la ragione
opponevano all’estro.

Ho scritto che era un signore
attempato, un vecchio ferito in guerra
dal passo marziale
sublime nei cori di chiesa
che poi, per convenienza,
si era sposato
a una giovane parrucchiera.

Ho detto che al party
c’era da mangiare
per un reggimento
che Angela aveva una voglia
di caffellatte sul mento
che c’era anche l’uomo ben vestito
e che fu lui
a dare ad Angela la pacca sul sedere
per cui scoppiò il casino.

Ho letto la storia in paese.
Poeta, mi hanno detto
la fedeltà storica te la sei messa
sotto i piedi!
Io confuso, mi davo i pizzicotti,
convinto che il mondo,
all’improvviso, si fosse rivoltato.

(L’indomani sono tornato
e ho letto davanti a tutti
la storia « vera »,
che ora vi leggo.)

C’era una volta un re prussiano
affetto da sciatica
e cancro alla gola.
Per questi motivi
camminava come un bellimbusto
e parlava come un baritono.
Sentendosi solo e triste
nel suo grande maniero
un giorno scese a valle
in sella al suo ronzino
con la voglia di caffellatte
di nome Angela
(questo nome alato
non era molto azzeccato
per uno stallone inveterato
ma era quello di una figlia
morta a dieci anni:
un dolore troppo acuto
per il re decaduto
e, ahimè, disarcionato).

Arrivato al paese,
il povero re spaesato
dissetò Angela
poi, sceso da cavallo,
si abbeverò anche lui.
Ma vide lavarsi
tra le fresche fronde
del fiume, tutta nuda
una cameriera
che si compiaceva
(e questo era palese
per tutti quelli del paese)
di essere guardata
da un così gran signore
tutto impolverato
che aveva tanto viaggiato.

Non potete immaginare
l’emozione, l’eccitazione
per l’odore dell’avventura
e per il sapore che allora
Sua Altezza provava
mentre al suo castello
tutto rosso, di corsa, tornava.

Per finire parlerò dei figli.
Nessuno gli somigliava
nessuno aveva la voglia
di caffellatte
ma fecero tutti
delle facce stupefatte
quando, giunti al castello
videro, presso un ruscello
la giumenta Angela
che scalpitava
e la cameriera,
ancora nuda,
che da una vasca salutava.

Finita la storia,
nessuno fu soddisfatto
mi presero per matto
sfoderarono la loro boria
e alla fine decretarono:
Se proprio vuoi restare
ti devi calmare
scendere da cavallo
alzarti al canto del gallo
e riscrivere ogni giorno,
sulla roccia,
goccia a goccia
la tua storia.

Giovanni Merloni

TESTO IN FRANCESE

Questa poesia è protetta da ©Copyright