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Foto : Collezione Fratelli Merloni. Riproduzione vietata

Ritratti incoscienti

Ho da poco tempo avviato un nuovo ciclo di scrittura e lettura libera, che ancora non so bene come definire.
Ho tuttavia delle buone ragioni per dedicarmi a questa nuova esperienza, per quanto essa possa profilarsi vaga e terribile. Tra le queste ragioni c’è soprattutto la necessità, che non posso più rinviare, in qualità di scrittore e lettore allo stesso tempo, di prendere posizione nei confronti dei differenti partiti che si stanno formando sul tema della letteratura su supporto informatico.
A questa sfida senza precedenti si lega la constatazione che questa rivoluzione, per lo più positiva, rimette in discusssione il modo stesso di produrre la pagina scritta, virtuale o fisica che sia.
E sono ben consapevole che la questione non riguarda, se non marginalmente, l’abbandono di ogni sorta di matita, penna biro o di Olivetti lettera 22. Scrivo al computer dal 1985, ma vedo che questa rottura, che aveva già modificato, in profondità, ogni tipo di trasmissione di testi, documenti e immagini, coinvolge ora prepotentemente il mondo dei libri, producendo dei traumatismi tanto inevitabili quanto irreversibili in contesti particolarmente sensibili come la poesia e il romanzo.
Nell’immediato futuro ciò arrecherà una vera e propria mutazione nel modo di intendere la letteratura e i libri. Lo scrittore deve raccogliere dunque una sfida al suo stesso modo di esprimersi e di comunicare, che inevitabilmente investe la sua responsabilità estetica, morale e politica di fronte a tutto ciò che questo cambiamento porta con sé.
Appartengo alla generazione di quelli che avevano circa vent’anni nel 1968. Questo anno, in Italia come in Francia, non ha soltanto rappresentato una svolta nella visione dei costumi e della politica. Fu allora che si compì il primo passo verso la cosidetta globalizzazione.
Quell’anno là, soggettivamente, ognuno di quelli che, come me, erano a metà percorso universitario, si è trovato di punto in bianco costretto a rimettere tutto in discussione. Si trattava, certo, di fughe in avanti, di illusioni ed anche di megalomanie per cui si sono poi pagati dei prezzi enormi. Ma non c’è alcun dubbio che i nostri cervelli dovevano « farsi carico » di ripensare la vita a una velocità vertiginosa. A posteriori, abbiamo tutto il diritto di ricordare questa « epoca » come un momento di grande speranza e di diffusa e palpabile gioia di vivere.
Tuttavia, non si può dimenticare la sotterranea angoscia di fronte al vecchio mondo che crollava (seriamente e/o per finta). Al suo posto, un nuovo mondo di parole, di comportamenti e di regole sembrava prendesse il sopravvento. Una specie di « tabula rasa » si metteva in moto, condita di nuove parole d’ordine e nuove gerarchie di valori. Una vera e propria onda rivoluzionaria, ineluttabile e alla fine dei conti positiva, che però, al suo passaggio, ha travolto ogni cosa.
D’altronde non posso eviitare di raccontare che allora, nel maggio 1968, nella facoltà di Architettura occupata, osai prendere la parola per proporre quella che io chiamavo allora, certo ingenuamente, una «battaglia di retroguardia». Avevamo allora, forse, la possibilità reale di imporre alcune riforme, avevamo certamente la chance di migliorare i nostri piani di studio e il nostro inserimento successivo nel mondo del lavoro. Non potei nemmeno concludere il mio intervento : bisognava «avanzare nella lotta», transformare il «movimento studentesco» in «movimento politico».
Bisognerebbe inquadrare e analizzare meglio questa esperienza e l’episodio lontano che ho appena citato, in funzione di quello che è successo poi in Europa e nel mondo. Basterebbe ricordarsi : di Praga; del papa polacco; della caduta del muro di Berlino e del crollo del sistema sovietico; della vera o presunta crisi delle ideologie; del contrasto tra la globalizzazione e i nuovi separatismi; dell’indebolimento del principio di laicità in un numero crescente di nazioni; della crisi finanziaria, espressione evidente di una nuova forma di capitalismo senza fabbriche e senza uffici, eccetera.
Non è questo il fine di questo nuovo blog né, evidentemente, del suo titolo, «Il ritratto incosciente». Ma non voglio nascondermi «dietro un dito», come si diceva all’epoca di Marcuse e della «idéologie della felicità». Tutto è politica, e io non potrò sottrarmi, se necessario, a qualche giudizio politico e/o morale, magari implicito.
Mi sono avventurato in questo  «flash back», che spero mi si perdonerà, perché trovo ci sia una impressionnante somiglianza tra la «piccola» rivoluzione del 1968 e la grande mutazione cerebrale e fisica che le nuove tecnologie informatiche ci impongono oggi.
Ciò richiede a tutti coloro che si applicano alla scrittura e alla sua diffisione un’attenzione straordinaria, una disponibilità particolare per i diversi livelli, tempi, forme e formati dello sviluppo, produzione e riproduzione della scrittura stessa.
Fortunatamente, si possono incontrare dappertutto nel web — non solo in Francia, dove si riscontra una notevole attenzione ai cambiamenti prodotti dalla rivoluzione informatica — persone che se ne occupano da molto tempo e che sono piuttosto disponibili a trasferire a quelli che entrano in contatto con questa problematica, non solo ciò che hanno imparato, ma anche le loro preoccupazioni.
Considerando tutto ciò, non cederò alla tentazione di acquisire un’esperienza qualsivoglia in campi specialistici così vasti e complessi.
In questo blog in lingua italiana (http://ilritrattoincosciente.com), gemello dell’altro blog in lingua francese (http://leportraitinconscient.com), mi impegnerò in una « ricerca della misura », certo non facile. La ricerca, cioè, di un equilibrio esteticamente accettabile tra quello che  «può/potrà» lo scrittore e ciò che «vuole/vorrà» il lettore di oggi e di domani.
Mi esprimerò quindi, come preannuncia il titolo del blog, attraverso dei «ritratti». «Ritratti» che realizzerò all’insaputa dei personaggi coinvolti, che guarderò sempre al di là di uno specchio segreto. Là dietro, vi aspetto.

écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première publication et Dernière modification 16 janvier 2013

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