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Nel chiuso della notte
un treno ha fischiato
e spezzato le orecchie
e due o tre madri hanno pianto.
Sono solo a partire,
col solo bagaglio dei giorni
e della terra
con i baci
dentro al cuore
di una donna che amo.
Là fuori
un cane ha sbadigliato
e un uomo ha abbaiato
e un sogno — di fiori — è morto.
La sera è buia. C’è vento
tra la sera e il finestrino
e le lacrime si asciugano
nascoste tra i piloni di ieri.
Questi contorni maestosi
che mi disegneranno addosso
una triste piega di dolore
stanno lì, placidi contorni
di piccole parole incasellate,
dolorosi contorni
di case, di stanze
di armadi, di luci.
Partito. Ho lasciato di me
quello che vorranno, in pegno.
Il buio della notte
è interrotto da abbaglianti
piccole stazioni
quei piccoli specchi
dove vedi altri volti
altri odori di terra e di mare
dove vedi anche me
in attesa di baci e di case
di parole e di treni.
Nel chiuso della notte
il mio corpo si spezza
sulla rotaia
ma corre lo stesso
lunga scia di scintille gialle
come una sirena felice.
Hai la tua stessa voce
delicata, di vetro sul vetro
e mi parli ancora
al telefono, quando ti vedo.
Ma non mi ami più.
Sembra sempre che tu lo dica.
Giovanni Merloni
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