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La periferia accende luci smisurate
La periferia accende luci smisurate
coprendo di bagliori le palazzine morte
tra terra e asfalto
tra rovi e colline di rifiuti
tra cimiteri e bambole impiccate
coprendo di fumo
il tramonto e le luci
lontane della città.
Nei tanti suoni della strada
ho cercato le nostre due voci
che camminavano con vestiti leggeri
e ridevano mangiando gelati.
« Tu, veloce soffio di fiori acerbi
ferma, solenne e tranquilla
come le feste organizzate
da altri
eri mutevole
come una stella, dolce
come un passo, bianca
come un sasso di gesso
abbandonato nel mare. »
Sono stato inghiottito
da una terra infame
dove il tuo corpo
apriva gli occhi di gatto
nel buio degli alberi
appesi al cielo.
Sono stato catturato
da un abbraccio violento,
senza confini
dove non si provava nulla
dove si provava tutto
e sono sprofondato con te
dentro un dialogo strano
di vetri appannati
di vestiti che ci lasciano nudi
ubriachi, vivi, infuocati
nella lotta, addormentati
nei lunghi baci della notte.
Giovanni Merloni
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