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Vieni di nuovo
Vieni di nuovo. Ecco, guarda, siediti qui.
Ascoltiamo il mare che fa più rumore,
di sera, col vento.
Racconta prima tu.
Ma, intanto, ti ricordi?
Lo vorrei sapere, sul serio
per collegare ad oggi il passato.
Altrimenti la vita, ogni vita,
giorno dopo giorno
finisce per essere cancellata
come quello scoglio dall’acqua.
Lo vorrei sapere, adesso
come sia possibile
che quell’uomo che ti amava
che non capiva mai
che era confuso sempre
sia oggi qui.
Vorrei anche capire come mai
quell’identico uomo
che correva di qua e di là
scosso, illuso e deluso
in cerca di se stesso
sia sbarcato qui
con un altro cuore
(senza più un cuore)
con altre speranze
(senza speranze).
Sì, d’accordo, ti avevo perduta
perché non sapevo prenderti
e ti compravo troppi fiori
e ti raccontavo troppe cose inutili.
«Ma poi, per anni e anni,
senza vederci né sentirci
ci siamo lungamente parlati
e, allora, ho avuto quasi
la sensazione
di averti capito.
Un giorno ho sentito
addirittura
la tua voce, e ti ho visto
ridere di gioia
perché tutto andava bene
e andavamo d’amore e d’accordo
domandandoci
come mai, allora
ci eravamo lasciati.»
Vuoi sapere di allora?
Dopo l’ultimo giorno?
Avevo perso ogni lacrima
tutto si era svolto
senza un funerale a regola d’arte
senza un corpo da seppellire
senza nessuno a cui parlare.
Fu così che, senza compianti
senza scene d’addio
senza sipari né treni
né fazzoletti
il dolore che mi aveva reso
confuso e debole
e forse insopportabile
d’un tratto mi impietrì
mi rese vuoto,
praticamente morto.
Ma ora, tornami a dire di te.
Cosa è accaduto dopo?
Come è stata con gli altri?
Col tuo ultimo amore?
«Mi accorgo che il vento
scavando fino alle ossa
ci ha fatto parlare anche troppo.
Per questo ci ha spinto a mentire
oppure a ostinarci
a rivoltare quel cadavere
come un pupazzo di gomma.»
La vita, certo, ha le sue stagioni
e oggi, nel luogo e nell’ora
dove un dì ci lasciammo
è tutto è diverso. Se tu fossi qui
avresti di certo le rughe
magari un nuovo profumo.
È proprio finita
eppure qualcosa di me
resta intatto, non tutto
di me tu hai cambiato.
Addio, fiore sbocciato
timidamente, avevi aspettato
trent’anni a mostrarti
(o forse quaranta).
Già ti perdo, e svanisce
in un soffio
un dolore che a lungo,
per me, fu la sola
ragione di vita.
Giovanni Merloni
Questa poesia è protetta da ©Copyright
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