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~ ritratti di persone e paesaggi del mondo

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A diecimila distanze da qui, 1974 (Stella n. 23)

26 samedi Oct 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

119_poste antique 180 A diecimila distanze da qui 

A diecimila distanze da qui
è esplosa una volta
la mia voglia di rabbia
i tuoi gesti lenti e legati
da un fantasma trasparente
rintanati nel caldo angolo
di un letto disfatto
l’utopia repentina
di un sogno disinibito
di sguardi miei e tuoi
lunghi e statuari
e poi il trionfo
di un silenzio animale
di un calarsi deciso
nelle pieghe dell’estate
tra le tue braccia gelate
e i tuoi capelli di sabbia.

Giovanni Merloni

TEXTE EN FRANÇAIS

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A che serve? 1974 (Stella n. 22)

25 vendredi Oct 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

mathieu001 180

A che serve?

A che serve vivere
ansiosi o malinconici
entusiasti o smagati
rigidi o disposti?

A che serve continuare a sbagliare
mescolando bisogni e desideri
materia e mito
terra fangosa e cielo?

Viviamo perché tendiamo verso fuori
verso altri, soli come noi
verso terre distese, da emigranti.

Voliamo sicuri, fino a quando
giunge lo sgomento
lo sgomento dell’incapacità
della certezza di non bastare
di non poter dare
senza prima avere preso
molto di più.

Ecco perché, come fagotti nella lana
avventurosi e disperati
comprimiamo quasi sempre
le nostre cose migliori
le nostre strade meno confessate
le più oneste.

Ecco perché non ci stacchiamo
mai dalla terra
anche se non siamo mai
nella nostra tana.
Non sappiamo volare
ma restiamo sempre sospesi
consumati
da un pensiero doloroso :
a che serve?
a che serve?
a che serve?

Giovanni Merloni

TEXTE EN FRANÇAIS

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Quando l’amore sembra allontanarsi, 1974 (Stella n. 21)

20 dimanche Oct 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

volare oh oh antique 180Quando l’amore sembra allontanarsi 

Quando l’amore sembra allontanarsi
proprio allora affiorano
i ricordi più remoti :
un soffio sulla tua fronte corrugata
un taglio netto che era capace
di sgrovigliare qualsiasi matassa
il tuo passo vicino e inatteso
il nostro abbraccio improvviso.

Quando l’amore sembra condannato
si desidera disperatamente
che il tempo sia infinito
che una vita sia due vite
che una passeggiata in inverno
nella nebbia
sia anche un tuffo
tra le foglie secche e il fango
sia tenersi di nuovo per mano
verso nuvole sospese
tra la calma e il vento.

Quando l’amore vicino finisce,
c’è sempre un altrove
dove le nostre voci si intrecciano,
un punto lontano
dove i nostri pensieri fissi si perdono.

Quando l’amore si perde
impariamo a pensare ad altro
a rinnegarci, a farci impegnati.

Quando l’amore lontano
diventa vicino, anche i ricordi
son semplici e belli
e sgorga facile il tuo sorriso
(così mi sembra)
e tu ti fai onda di pensieri affettuosi
onda di capelli che cingono
onda di carezze e sussurri
onda di un mare nuovo,
onda di una terra che è la nostra meta
onda di un vento cupo, sibilante
che avvolge il cielo dei tetti.

Giovanni Merloni

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Sognare di smettere di sognare, 1974 (Stella n. 20)

15 jeudi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_arrêter de rêver 740 Sognare di smettere di sognare 

Sperare, sognare
illudersi di avere
una mensilità da buttare a mare
una donna da rivoltare nell’erba
due o tre donne da prendere in giro.

Sperare, sognare
un bel premio
un invito, una danza
un tetto per la vacanza
un lieto fine per l’erranza
e magari immaginare
di essere recluso in una stanza
solo e astemio
a disegnare con la biro.

(A volte può capitare
di vedersi recapitare
un pacchetto svogliato:
il premio agognato
è arrivato
nel momento sbagliato).

Lì per lì per accettare, meditare
con cinismo criticare
con distacco approvare
viziosamente girando
vanamente serpeggiando
e mangiandosi la coda
ostinandosi a predicare
quella vita felice
che non si sa acciuffare.

Di colpo disperare
smettere di sognare
lasciandosi consolare
dalla voglia di scialacquare
il lavoro di tutta una vita
in una sola uscita
facendosi accattivare
dall’impeto di conquistare
un angolino di mondo o di mare
dove rivoltarsi tra perle rare
senza farsi abbindolare
da due o tre isole sconosciute
che è sempre meglio evitare.

In una giornata immonda
al passaggio della ronda
(magari in punto di morte)
ripartire come un cow boy,
dandosi ripetuti colpetti
sull’anca, combattendo,
vincendo e magari perdendo,
contentandosi di sperperare
piuttosto che rinunciare
a sognare.

Giovanni Merloni

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Un fiume grigio, 1974 (Stella n. 19)

14 mercredi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_1974:3 740 Un fiume grigio 

Un fiume grigio
entra tra le case sfilacciate
trascinando zattere di plastica
avanzi giganteschi.

Morire soli
dentro il gorgo di questo fango
affogare nuotando
con rabbia, verso il fondo
di sassi e vetro.

Uomini sulle torrette
gridano sintetici
mandano gesti verso la sponda.

Altri raccolgono mattoni
mucchi di bitume
avanzi di legni che non servono
tutti faticano
lungo un liquido fetido di topi morti.

Morire per incapacità
per decadenza, per gioco
e leggere attraverso l’acqua brillante
le parole tue di stupore
la tua fermezza nel funerale
la sorpresa di altri.

Tutti ingoiano la forza dolorosa
della pazienza, rinunciando
a vestirsi di garofani rossi
rinunciando a correre leggeri
tra mucchi di paglia
rinunciando alla tenue,
sordida, contorta passione
delle braccia nude
del silenzio ritrovato
come la verità dolce
di due parole e un sorriso
dietro il vetro.

Voltare pagina
per cancellare quello che avrei voluto
saper fare
dare avere rubare ricordare,
un passato sbagliato
non veramente vissuto
percorso con distrazione e paura
desiderio e angoscia,

voltare pagina
verso un tonfo nero
ultimo, definitivo, liberatorio
calmo.

Giovanni Merloni

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Una poesia mia, inconfondibile, 1974 (Stella n. 18)

12 lundi Août 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_je voudrais 740 Una poesia mia, inconfondibile 

Una poesia mia, inconfondibile
ingrandita cento volte
sui muri delle case.

Una poesia inosservata
tra i passi, un monologo
per chissà chi.

Ti vorrei rubare secondo un piano perfetto
mantenendo la grinta di un killer
l’eleganza di un Fantomas
il fascino di un artista delle casseforti.

Vorrei portarti sulla canna
di una bicicletta d’argento,
cantando nel lusso
di una strada buia,
gridando nel vento la gioia
per ogni minuto
passato con te.

Vorrei scrutarti in silenzio
con la goffa e dolorosa lentezza
dei momenti più gravi.

Vorrei conservarmi intero
forte, sveglio, lucido
mentre mi apro a te.

Vorrei una notte lunga,
traversata combattendo
te e il sonno e il nostro delirio
sconfinante nell’alba
nei primi felici
spiragli caldi del giorno..

Vorrei essere corteggiato
assediato, espugnato, coinvolto
in una storia vera
e andare poi diritti
sempre più a fondo
dentro la vita quotidiana
per sconfiggerla e viverla
con coraggio serenità convinzione.

Per questo credo in te
cespuglio mosso dal vento
in una sera del mare
nuvola precisa tra i monti
nel rosso silenzio della sera.

Per questo ti aspetto
rara certezza nella confusione
di un giorno per giorno
maldestro, opprimente, doloroso.

Giovanni Merloni

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Prima di conoscerti, 1974 (Stella n. 17)

13 samedi Juil 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_avant de te rencontrer_BN tagliato giovane 740

Prima di conoscerti 

Prima di conoscerti

mi mancava tutto:
une vera compagna
un vero lavoro che mi somigliasse
una vera soddisfazione

cercavo una soluzione
nelle parole
nei proverbi,
nei calembours,
nelle parole crociate,
nelle canzoni

facendo ahimè confusione
tra realtà e finzione
tra ironia e derisione

fino a cadere giù nel delirio

avevo allora sperato
di trovare una salvezza
fuori dal mio recinto,
chiedendola in giro. Prima o poi
venivo sgridato : «Qui da me
niente vizi, né complicità
non sono la tua balia
né tua madre e nemmeno
una novizia», nessuna
si accorgeva che io non cercavo
madri posticce, né delizie
e nemmeno fuochi d’artificio

avevo provato a salvarmi
nella solitudine
di lunghe passeggiate
di corse in bicicletta
lasciandomi andare alla deriva
come una foglia al vento.

Rincasando
non trovavo che me
nient’altro che il mio sguardo solitario
la mia ombra rattrappita.

Prima di conoscerti
stavo diventando noioso
insopportabile

per uscire dal buco vizioso
mi ripetevo la cabala
dei miei desideri:
aiutare essendo aiutato
rendermi utile
per essere amato
capire
per essere capito
essere libero
mantenendomi onesto
e vero.

Da quando ti conosco
e ti frequento, non la finisco
di declamarti frasi solenni
di proporti una vita intensa
di duro lavoro insieme
alla scoperta del senso
di un’unione solitaria
in mezzo agli altri, oh
come è bello
poter fare qualcosa
di utile e buono
prima di morire…

Ma, hai visto ?
mi hai voluto così com’ero,
a capofitto ti sei gettata
nel mio pozzo senza luna
sfociante in una grotta grigia
senz’acqua; quasi attratta
dai miei difetti, da questa
identità sfuggente
incoerente, effimera
ribelle.

E con te io ritrovo
il piacere del rischio
delle parole, dei silenzi
della voglia di fare tutto,
di non fare niente; con te
non so dare importanza
che all’esistenza.

E ora mi spoglio, con ripugnanza
di tutto quello che ero e facevo
prima della nostra conoscenza.

Giovanni Merloni

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Vicina di banco, 1973 (Stella n. 16)

11 jeudi Juil 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_vicina di banco 740

Vicina di banco 

Ho vissuto
la vita di molti altri
senza mai essere felice
rincorrendo
abiti diversi
parole e umori
e gesti.

Ho vissuto sempre solo
appiccicaticcio
sterile
eccessivamente gonfio
floscio
flebile
prudente
assente
esente.

Ho poi trovato te
che mi hai fatto capire la lotta
e ritrovarne lo slancio, te
che mi restituisci il tempo
la soddisfazione
l’urlo nella campagna
il vuoto di restare di nuovo solo,
ma fermo e sereno.

Ho trovato te
compagna, cugina
vicina di banco
piccola e grande luce
sulla penombra grigia del mondo.

Giovanni Merloni

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Solo un metro, 1973 (Stella n. 15)

10 mercredi Juil 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_juste d'un mètre 740Solo di un metro 

Per tutte le cose
che ho detto
burocratici ritmi
di dentifricio secco
da una finestra
a una folla di cartelli
(protesta per l’incomprensione
reciproca, per l’ignoranza
delle parole vere
per la snobbata politica);

per tutte le cose inutili
che ho cercato, affannosamente
di fare
aggirando ragnatele
di oggetti rifiutati
di amori smessi
di abiti grandiosi
aggirando un passato familiare
negli armadi di una casa
abbandonata, invasa dagli umori
puzzolenti di zingari frettolosi;

per tutte le cose
che non ho mai fatto,
idiota;

per l’arrancare su di te
per la danza semidormente
tra le tue braccia bagnate
pensando a quel lungo treno
che va lento
dentro la galleria
della tua bocca
gettando scintille
tra i lampioni dei tuoi occhi
stanchi e stupiti;

per lo srotolare, soddisfatto
in poltrona
dei resti della memoria
per la forza
(quasi un aneddoto
raccontato da altri)
trovata un giorno
io, un uomo
coi vestiti attaccati alla pelle
brucianti come idee selvatiche
io, oggi
ho la forza di districare
questa nebbia di giri viziosi
ho la forza di prenderti
senza rubarti, ma così
come se ci fosse una guerra
che consente tutto
che fa tutti più forti
più furbi.

Mentre percorrevo
disperatamente il mio destino,
il tempo intorno a te
ha fatto giri diversi
scomodandoti appena
trascinandoti
solo un metro.

Giovanni Merloni

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Io credo che tu mi stia cambiando, 1973 (Stella n. 14)

09 mardi Juil 2013

Posted by giovannimerloni in poesie

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Stella

001_marché saint-michel

Io credo che tu mi stia cambiando 

Io credo che tu mi stia cambiando
come se mi portassi
dentro una piccola borsa ricamata
dentro una folla di chiassi
mi ripari e poi mi mostri
al pubblico
venghino, venghino
questo piccione, coniglio, pavone
bambino, ragazzo
uomo
è mio è vostro
sa parlare
ammaestrato ma bizzarro.

Io credo a noi due
rimasti soli tra la cenere e i fuochi
con le narici bruciate
e i corpi anneriti
avvolgerci di maniche di stoffa
affacciarci sull’immensa acqua
di un fiume-mare.

Io credo al nostro amore
ai nutrition lunghi baci
alla pace di un rapporto disteso
tra capelli sgrovigliati
tra mani scomodate
tra pensieri l’entité.

Io credo alla distrazione
che ci libera
al nostro vivere di tutto
vivere di niente
al nostro dominio dell’emozione
al nostro sgomento.

Io credo alla nostra nave
silurata da ogni parte
un pò affondata
un pò ammutinata
un pò incagliata
negli icebergs dell’impazienza.

Io credo alla nostra nave
che si porta ricordi
speranza
solitudine
desiderio di pace
di consenso
prendere e dare tutto
quotidiana certezza
ansia quotidiana
parentesi di una vita
dentro una vita
tra parentesi.

Giovanni Merloni

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