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Piccola messa in scena sul tema dell’infinito: Il tramezzo e l’infinito 2/4 (pit n.20).
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19,45.
— Però, ci siamo amati veramente…
Antonia non risponde.
— Non sono capace di vederti senza saltarti addosso.
— Se vuoi, possiamo essere amici.
— Un’amicizia amorosa…
— No. Un’amicizia e basta.
— Una cosa simile, sarebbe impossibile, per me. Lo sai…
20.
Sparito il rumorino della pioggia, sento dei colpi. In questa vera e propria bagarre, ho quasi l’impressione che Jérôme voglia imprigionare Antonia nelle sue braccia, sotto il suo peso. Ma lei resiste, batte le mani, si getta fuori dal letto.
— Ascolta, dobbiamo smettere di vederci. Io lo sapevo. Ritiro la mia proposta di amicizia.
— Hai ragione. Sono un farabutto. L’hai detto, l’altro giorno.
— No, non credo, tu sei soltanto egoista…
— Che facciamo, allora?
— Oggi, sono venuta. Ma era l’ultima volta. Dopo, tu puoi riprendere la tua strada… verso il tuo caro infinito… pieno di persone que ti aspettano.
— Senza di te, non avrò mai la forza.
20,20.
Ho veramente avuto la forza di vivere, senza di lei? Non so più in quali divagazioni sto galleggiando. Le sensazioni e le emozioni improvvise si mescolano ai ricordi… Ma fatico a ricordarmi di Hélène, del suo volto, del suo corpo… Ho lasciato tutte quelle fotografie a Marina, dicendole che non le volevo, che in fondo non erano che zavorra… Anche quella di Hélène in costume da bagno, stesa sulla spiaggia di Civitanova. Per tanto tempo il solo ricordo di quel giorno — lei era, soprattutto, una straniera in vacanza — aveva avuto il potere inatteso di calmarmi.
Trepaoli chiude gli occhi e li riapre sul manubrio della sua bicicletta, sull’asfalto che scorreva sotto le sue gambe lisce… Quante montagne ha scalato così, naso-e-bocca a due centimetri dal fanale? Se avesse saputo scrivere — in questa indomabile lingua francese, accidentata e pericolosa come una strada dissestata —, se avesse avuto le capacità per spiegare tutto! Che idea assurda inseguire il tramonto del sole, ingaggiare una lotta frenetica per fermarne la caduta, correndo con tutte le sue forze spasmodiche verso ovest, mentre la terra, arrotolandosi con un rumore spaventoso, se ne allontana! Ora, nel suo ricordo quasi violento, la strada sfiora un grande lago svizzero, minacciato da nuvole nere. Il sole è ormai soltanto una linea accecante sull’orizzonte. In questo specchio increspato, la sagoma scura di Hélène sparisce sotto i suoi piedi, confondendosi con l’ombra della bicicletta in movimento. Non facevo alcuno sforzo, una corda robusta mi calamitava verso di te!
20,30.
— Ho deciso di tornare a Macerata. Là, ritroverò il mio posto alla biblioteca. Mi spetta di diritto.
— Ma tu avevi deciso di sistemarti qui! Hai fatto dei grandi progressi in francese, ti resta solo un piccolissimo accento…
— Ti sei dimenticato quante volte mi hai trattata da povera idiota?
— Ma tu stai lasciando il tuo professore di francese…
20 h 40.
Trepaoli attende inutilmente un seguito dopo queste ultime parole. I due amanti si consolano, si calmano un po’, giusto per fermare il caravanserraglio di emozioni violente e contraddittorie che da un momento all’altro potrebbero trasportarli nell’entusiasmo o renderli immobili di dolore.
Trepaoli ha seguito, sin dall’inizio, tutte le svolte di questa storia d’amore impossibile. È per questo che la sua tosse si calma e gli ritorna il respiro quando Jérôme, questo professorino (meno ostinato che smarrito) parla, racconta e si perde nei suoi sogni. Una leggera agitazione, invece, s’impadronisce di lui quando la voce ritmata di Antonia, questa alunna di età indecifrabile (sempre più disturbata) cerca di districarsi, col suo accento incancellabile, in mezzo al fumo delle loro sigarette. Perché tutti e due fumano. Molto. Continuamente. Lo si vede benissimo quando aprono la finestra per pochi secondi, alla fine dei loro incontri.
Uno scontro di lingue e parole mute, o invece una banale lotta di due gatti in amore? Ciò mi riguarda, stranamente. Forse ripercorro a ritroso gli ultimi anni, alla ricerca di qualcosa di simile accaduto a me. Ma ci sono mai stati, nella mia vita, degli alti-e-bassi così violenti? Che cosa mi è successo, esattamente? È vero, avevo avuto, nei confronti di Hélène, un comportamento nobile e orgoglioso, prendendo atto di quell’impedimento a vivere che non avrei potuto condividere a lungo con lei. Tre anni dopo, ho conosciuto Marguerite, una giovane vedova, proprietaria di un piccolo bistrot dietro il Panthéon. All’inizio, Marguerite non ha voluto che si parlasse di amore. Preferiva un’amicizia basata sul rispetto. Poi, ha deciso di occuparsi di me. Io ho accettato i suoi piccoli regali, piacevolmente stupito dal vigore fisico che risorgeva grazie a questa relazione. Da un lato, non volevo che venisse a stare con me, dall’altro, questo secondo unico amore della mia vita aveva fatto sparire tutti i miei impedimenti. Senza essere mai stato veramente malato, ero dunque guarito?
Edward Hopper (1882-1967) : Chop Suey (1929)
21,10.
È passata una mezz’ora. Nel silenzio, Trepaoli dimentica forse questi due stranieri sprofondati nel sonno o nell’abbandono della serata appena cominciata. Ma sente avvicinarsi nuove minacce…
— È troppo facile, Jérôme !
— Che debbo fare, allora?
— Se veramente mi vuoi, ecco qua, prendimi. Tutta intera. Perché io ti voglio interamente per me.
Lui esita. Lei deve essere di una bellezza incredibile.
— Non voglio più condividerti con un’altra, capito?
— Ma Antonia…
—Tu hai due figli, no?
Lui è bloccato nel marmo, come Mosè prima che Michelangelo lo tirasse fuori.
— Che fai?
— Me ne vado.
— Non puoi uscire così, senza gonna né camicia.
— Non mi fa nessuna paura!
— Tieni, ti restituisco i tuoi vestiti, sei libera!
21,30.
Come qui da me, vicino al letto, in un angolo della stanza oltre il muro, c’è uno stanzino dove il proprietario ha fatto mettere una doccia. Sento appena il suo fruscio particolare, che forse non si ripeterà mai più. Questa doccia, questa cosa in fondo banale, sta suonando… la rottura. Ora, grazie a questa donna coraggiosa e quasi sfrontata, diventa il centro di gravità… anche della mia vita. In mezzo agli scoppiettii e al silenzio che la circonda come un’ombra scura, io indovino la sua andatura, la sua pelle matura, la sua capigliatura. Tutto il resto diventa spazzatura…
écrit ou proposé par : Giovanni Merloni. Première et Dernière modification 8 mars 2013
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